“Pane e fantasia”, I racconti nel cassetto

Camminava dondolando incontro a quel sole di un rosso sfuocato, che stanco andava a dormire, lei, la matta del villaggio i capelli di cenere sulle spalle ormai curve, giostre di sogni e guai nella testa, sdentata donava sorrisi ad ognuno, inconsapevole di scherni e malefici, era sincera ed istintiva, come un gatto selvatico.
Ha sempre creduto nell’amore della sua gente di quel piccolo villaggio, dove le case minuscole correvano fra stradine e contrade, colorate dai colori segreti di anime nascoste, di persiane socchiuse e misteri fra i denti.
Dormì tutta la notte sotto la luna che le accarezzava quelle sudice vesti, il fetore allontanava insetti e speranze, ho visto i suoi sogni, colorati d’ambra e profumati di mughetto, serena si destò al primo raggio di sole, ringraziandolo con una preghiera in filo di voce, quasi per non svegliare i grilli e le variopinte farfalle in attesa di morte.
Si affacciò sulla piazza, attirata dall’aroma caldo e familiare del pane appena sfornato, appoggiato sulla porta di legno vecchio, dietro il grembiule bianco immacolato… il panettiere si godeva il silenzio rimasto, lei sporse con dignità e precisione la mano destra :
“Gino, un pezzo di pane, quello che non venderai, per me c’è?”
Gino la guardava con abitudine distratta, prese dal cesto di vimini un tozzo di pane vecchio e stantio, glielo porse.
Lo raccolse con tenerezza in mano a conchiglia, lo condì col profumo del forno, e con la fantasia mangiò pane e sogni, certa ancora dell’amore altrui.

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