“Le notizie in rete, tra fake news e giornalismo di pace”, è stato il tema di un interessante convegno sulla comunicazione digitale, proposto dalla Società San Paolo, dall’Istituto Toposofia e dall’Ucsi Lazio.
Presso l’Auditorium beato Giacomo Alberione della Casa del Divin Maestro ad Ariccia (Roma), alcuni esperti della comunicazione: la prof.ssa Nataša Govekar, il prof. Derrick De Kerckhoved ed il prof. Mario Pireddu.
Si analizzano i cambiamenti nel giornalismo e nel mondo dell’informazione, scaturito dall’avvento delle notizie false, propagate in modo virale dalla rete web.
Tutto alla luce del messaggio di Papa Francesco in occasione della 52esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Nel messaggio il Santo Padre scrive che l’uomo “E’ capace di raccontare la propria esperienza e il mondo, e di costruire così la memoria e la comprensione degli eventi”.
Ad aprire l’incontro, i saluti del giornalista Vaticanista Raffaele Luise, presidente UCSI Lazio.

“Fare il punto su questa tematica – esordisce Raffaele Luise – significa avere un osservatorio privilegiato per capire che questo nostro tempo va alla deriva da se stesso. Non c’è una visione complessiva della cultura, ma una realtà dell’alienazione della cultura contemporanea e dall’altra parte, ricordando il grande monaco Thomas Merton, la “bancarotta della della spiritualità dell’umanità”, in una società dove si è ha perso il senso della vita interiore.
Mettendo insieme questi elementi, si può capire l’entità della deriva antropologica e culturale del nostro tempo.
La Verità noi non la possiediamo, possiamo scegliere di possederla incamminarci verso la verità ed il giornalista, l’uomo è il vero media, che deve usare abilmente le tecnologie. Il giornalista cattolico deve avere più spazio, per prevenire la diffusione di fake news”.
Natasa Govekar, direttore della Direzione Teologico – Pastorale della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede,
affronta il tema della Verità, del giornalismo di pace.

Quest’anno il messaggio di Papa Francesco per la 52 esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, supplica per riscoprire la verità nella sua dimensione più profonda”.
È una Verità intesa come memoria interna, la cui conoscenza è possibile tramite l’ispirazione. È l’opposto all’oblio, per i Greci è la memoria.
Come conoscerla, quindi? Per la teologa Govekar è possibile “Solo entrandoci, una realtà viva, personale, è una persona che si rivela. È la parola rivelatrice del Padre presente in Gesù Cristo, illuminata dallo Spirito. Possiamo solo accogliere e permettere che ci trasformi”.
Papa Francesco ci invita a purificarci attraverso lo splendore della Verità. Ma il falso può sempre insinuarsi, anche nel dire cose vere, un’argomentazione impeccabile può infatti poggiare su fatti innegabili. “Noi ci illudiamo di poter possedere la Verità – conclude la professoressa slovena – ma possiamo accoglierla ed accettarne il male, che ci purifica, quando riconosciamo di non essere l’assoluto, ma creature”.
Per il professor Derrick Kerckhoved, sociologo “La nostra memoria va dentro lo smartphone. In big data non c’è esperienza precedente, sono il ripositorio della nostra memoria, collettiva e personale”.

Ormai si passa molto tempo su Facebook, l’informazione crea il nostro ambiente e ci plasma.
“Se tutti i big data sono dentro una memoria, serve precisione per arrivare alla risposta – prosegue il professore belga – l’intelligenza artificiale sta continuando”.
Emerge che mettiamo tutto in rete, non ricordiamo niente. In un mondo di fibre, verità e analisi di big data, le immagini in movimento non possono più essere una garanzia di veridicità.
Fondamentalmente, stiamo vivendo una crisi di identità e di fede.
“Il giornalismo è un altro modo percontrollare i fatti- conclude Derrick Kerckhoved – è quello che sa fare domande, pertanto nasce l’era della trasparenza e quella delle Fake news. Oggi tutto è sulla reputazione, la fiducia sta sparendo, ma abbiamo bisogno di essere credibili e creduti”.
Chiude l’incontro il professor Mario Pireddu del Dipartimento di Studi Umanistici della Comunicazione e del Turismo dell’Università della Tuscia che ultimamente ha ricevuto il Premio Italiano di Pedagogia 2018.

Il suo è un excursus sulla cultura dell’informazione all’epoca degli algoritmi. Da Karl Kraus che affermava: “Le verità vere sono quelle che si possono inventare”, ad Ambrose Bierce, Philip Sidney, Platone, ai giorni nostri, con Steve Tesich drammaturgo serbo, pubblica in saggio sullo scandalo Iran-Contra.
Esiste, quindi, il pericolo della manipolazione dell’ informazione.
“La notizia più recente è l’elezione di “post-truth”, post verità, a parola dell’anno secondo l’Oxford Dictionary.
I media costruiscono ambienti di mediazione. Le nostre azioni vengono registrate sempre più da software che alimentano banche dati in continua crescita.
Lasciamo una traccia. Con big data abbiamo a che fare con informazioni complesse. Sono il petrolio della contemporaneità. Gestiscono tutto ciò di cui ci nutriamo. È un archivio dinamico. Uno spazio interattivo.
Il software culturale regge le nostre vite.
Verso un futuro algoritmico? Certo.
Il problema siamo noi, non le fake news”.
Ha moderato l’incontro don Stefano Stimamiglio, Segretario generale Curia Generalizia Società San Paolo. Presente in sala Mario Mancini, presidente UCSI Viterbo.