Primo maggio 2020 al tempo del coronavirus

La dignità del lavoro è tanto calpestata anche oggi“.

Si è espresso così Papa Francesco ieri 1 maggio, nell’omelia a Casa Santa Marta, nel  giorno in cui la Chiesa ha festeggiato San Giuseppe, patrono dei lavoratori.

Un pensiero rivolto al mondo del lavoro così martoriato, specialmente ora, con questa emergenza coronavirus.

Era il Primo maggio ieri, un Primo maggio ristretto dalle norme anticontagio da Covid-19, ma sempre Festa dei lavoratori.

Un Primo maggio che, secondo i dati  della Protezione civile le persone attualmente positive sono 100.943, i guariti sono 78.249.

I casi totali nel nostro Paese sono 207.428, mentre sono 100.943 le persone che risultano positive al virus.

Quest’anno, infatti, a causa della pandemia, in Italia non ci sano state  né manifestazioni pubbliche, né il tradizionale concertone di San Giovanni in Laterano, a Roma. Eppure il lavoro manca, i lavoratori non sono retribuiti adeguatamente e la loro dignità di lavoratori non è rispettata. Il coronavirus ha minato la nostra economia, il lockdown ha creato problemi. 

Ed in effetti Papa Francesco a tal proposito ha affermato: “La dignità del lavoro è tanto calpestata anche oggi. Anche oggi ci sono tanti schiavi che non sono liberi, ma costretti a lavorare per sopravvivere, niente di più“.

È così: i lavoratori sono malpagati, sono sfruttati. Muoiono nei cantieri, muoiono schiacciati, muoiono uccisi nell’adempimento del loro dovere, muoiono uccisi dal coronavirus senza nemmeno un funerale, muoiono suicidi, perché licenziati a causa della pandemia. 

Ma come sottolineato dal Pontefice:” Con ogni ingiustizia che si fa su una persona che lavora, si calpesta la dignità umana” di tutti, dell’intera umanità“.

Così, ogni volta che succede ad uno di noi, succede a tutti.

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