“Aveva la biancheria intima quella sera?”, Trova sexy gli uomini con i jean”, inizia così il monologo su due libri: uno bianco e l’altro nero. Sul palco dell’Ariston, nella prima serata del 70esimo Festival di Sanremo, Rula Jebreal.
Facendo zapping ieri sera, la sorte mi ha permesso di assistere al monologo della giornalista scrittrice palestinese. Le sue parole erano le nostre, le sue lacrime si intrecciavano con quelle di ognuna di noi.
Lei denuncia quella sorta di verità che definisce “amata e crudele, noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo tardi o troppo presto, p perché siamo troppo belle o troppo brutte, insomma ce la siamo voluta“. Il suo è un grido di dolore pacato, dignitoso e composto.
Perché è così, ce la fanno pagare, ci trattano così nella migliore delle ipotesi, quando non ci uccidono, come 6 donne nell’ultima settimana. Insomma, ce la siamo voluta.
Toccante, incisivo e molto molto forte. Rula ha poi dichiarato che è stata aiutata da Selvaggia Lucarelli. Parole forti, contro la violenza sulle donne. A tratti qualche lacrima, ma il tono è tutto sommato fermo. Intensa, vera e toccante. Lei sa cosa vuol dire, perché la sua mamma è stata “brutalizzata e stuprata due volte”, come ha detto a tutto il mondo, in diretta dal palco più discusso del momento, quello di Sanremo.
“Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica“.
È così che ci invita Rula, ci ammonisce, raccontando qualcosa di sé, quando parla della sua mamma che alla fine si è suicidata, lasciandola sola in un orfanotrofio.
Lì, con le altre bambine la sera si raccontavano le loro storie dolorose, come quella della sua mamma che “ha perso l’ultimo treno, quando avevo 5 anni. Si è suicidata dandosi fuoco… Il suo corpo era il luogo della sua tortura“.
Noi donne uccise e martoriate e martirizzato e come sottolinea Rula: “Nell’80 per cento dei casi il carnefice non ha bisogno di bussare, ha le chiavi di casa“.
La figlia Miral, avuta con il giornalista Davide Rivalta, in platea piange e si commuove, guardando la sua straordinara mamma.
Rula Jebreal, infine, conclude il suo toccante monologo rivolgendosi alle donne. “È necessario parlare, il senso in fondo è nelle parole giuste e nelle domande giuste”, ma anche agli uomini e dice: “Lasciateci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere. siate nostri complici, nostri compagni, indignatevi con noi“.