Giornata mondiale contro le mutilazioni dei genitali femminili, una forma di violenza che deve cessare

Una grave violazione dei diritti umani, ma anche la manifestazione di discriminazione e disuguaglianza di genere. È l’aberrante pratica delle mutilazioni genitali femminili (Mgf), un crimine per cui l’ONU rivolge alla  comunità internazionale, affinché venga impedita.

Oggi, 6 febbraio, ricorre appunto la Giornata Mondiale

L’infibulazione, legata alla cultura locale, soprattutto in Africa nella tribù dei Masai, che vede nella mutilazione una sorta di rito di passaggio all’essere donna. È considerata una sorta  di identità comunitaria, per loro ovviamente, ed è comunque molto radicata.

Un  aberrante fenomeno che riguarda anche gli Stati Uniti, il Canada,  l’Australia, l’Europa  ed anche l’Italia, attraverso i flussi migratori di donne che fuggono da questi Paesi.
Le complicazioni sono notevoli e numerose, pesanti sul lato psicologico e fisico. Le  vittime possono avere  emorragie infezioni, dolori fortissimi, difficoltà nell’espletamento delle urine e tanto altro.

Su tutti i social si può seguire la campagna con l’ hashtag #endFGM, ed il simbolo è un soffione viola, simbolo di libertà ed espressione di un desiderio.

Stando alle stime dell’Onu, sarebbero almeno 125 milioni le donne viventi, che hanno subito queste mutilazioni.

Una forma di violenza definita silenziosa, che con grande atrocità nega i diritti di donne, bambine in molti casi.  Una forma di violenza che deve cessare.

Foto tratta dal web

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