Rosa da Viterbo, diventata Santa a furor di popolo, la cui vita dopo 767 anni dal dies natali, tocca ancora i cuori.
Viterbo ama, custodisce, venera la sua piccola grande santa. Un legame unico ed indissolubile, che si rinnova specialmente nel settembre viterbese, quando come si suol dire, #semotuttidensentimento.
È il Cuore, motore umano del cammino spirituale di una giovinetta di appena 18 anni, che svolge, nella sua città e nei paesi limitrofi, una straordinaria missione religiosa, di annuncio del Vangelo, di aiuto verso i poveri.
Il suo corpo ancora oggi perfettamente conservato è in un’urna, nella basilica santuario a Lei dedicata.
Proprio sulla sinistra dentro una nicchia, si trova un prezioso reliquiario d’oro che racchiude il cuore di Santa Rosa.
Già nel novembre del 1921 papa Benedetto XV ordina che venga effettuata una ricognizione del corpo della Santa, conservato in un’urna d’argento in metallo dorato.
Il Papa, infatti, teme che l’afflusso dei pellegrini che toccavano e baciavano la mano della Santa, possa danneggiare il prezioso corpo. Proprio in quell’occasione il corpo di Rosa, viene misurato nella lunghezza, che risulta di metri 1,295 e nel peso di kg. 5,180. Insieme al Cuore, viene portato in processione per le vie della città, il 13 novembre 1921.
L’equipe medica guidata dal dottor Pietro Neri procede quindi alla ricognizione.
Dopo 7 secoli i periti riscontrano la miracolosa conservazione del corpo di Rosa. Il cuore viene trovato intatto, ed addirittura nello stomaco vengono rinvenuti alcuni acini d’uva, che vengono ancora custoditi gelosamente, come reliquie, dalle monache.
Non appena papa Benedetto XV viene a sapere che il cuore della Santa è intatto, dona un prezioso reliquiario, dove esporlo alla venerazione dei fedeli.
Non è quello portato in processione il 2 settembre, ma il reliquiario donato da papa Pio XI, quando Armida Barelli la presidente dell’associazione cattolica femminile, ottiene che Santa Rosa venga nominata dal Pontefice, patrona della Gioventù Femminile.
Questo piccolo cuore, quindi, ogni anno viene portato in processione dai Facchini di Santa Rosa, accompagnato da un suggestivo corteo storico, che rappresenta oltre al Priore, al Consiglio, i Nobili, le Arti i Mestieri e tutta la cittadinanza.
Tutto è documentato da due pergamene, che si trovano nel monastero di Santa Rosa, risalenti al 1512. Tra l’altro, è riportato anche, che il Comune di Viterbo si impegna, con giuramento, a partecipare alla processione, offrendo alla chiesa di Santa Rosa delle candele tre volte all’anno: per Santa Chiara, per la Purificazione e per Santa Rosa.