Emergenza Covid-19, la Cei chiede la ripresa delle celebrazioni osservando le norme

Un anno pastorale interrotto, niente celebrazioni, matrimoni, Prima Comunione, Cresime, Funerale.

Così la Cei, in questi giorni, stila un pacchetto di proposte, da proporre sul tavolo del Governo. La Conferenza episcopale italiana vuole riprendere le funzioni, mantenendo il giusto distanziamento sociale, proposto dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

In definitiva la Cei chiede di passare alla Fase 2, per esercitare la pratiche ecclesiastiche.

Si tratta della richiesta di celebrare la S. Messa con i volontari con le dovute distanze, i funerali, battesimi e matrimoni con la presenza dei parenti stretti ed incontri solo con l’uso di dispositivi di protezione e nei locali disinfettanti.

Ed è proprio don Ivan Maffei, sottosegretario Cei a parlarne all’Ansa: “Dobbiamo tornare ad ‘abitare la  Chiesa, il Paese ne ha profondo bisogno”.

Emerge dalle sue parole il ‘bisogno’ di riprendere a fare Chiesa.

Ed aggiunge: “Se  aspettiamo che finisca l’emergenza possiamo mettere in soffitta per sempre la vita ecclesiale. Per questo chiediamo che ci venga riconosciuta la possibilità di riprendere, certamente senza sconti, sarebbe irresponsabile. Però noi chiediamo che venga data una risposta alle attese di tanta gente”.

Interno Basilica San Francesco alla Rocca Viterbo

Il popolo di Dio anela alla celebrazione del Sacro Convito, lo chiediamo dal profondo del cuore. Le celebrazioni, ovviamente, sempre in sicurezza, come è stato ampiamente dimostrato durante i riti della Settimana Santa.

La Cei ha manifestato particolare premura per i funerali. Questo tempo scandito dal Covid-19 è stato caratterizzato dalla privazione della S. Messa, dalla privazione dei Sacramentali ai fedeli defunti, morti soli, senza questi conforti e senza familiari.
Don Maffei a tal proposito aggiunge: “Ci deve essere la possibilità di celebrare i funerali, magari solo con i familiari stretti, non possiamo non essere vicino a chi soffre. Troppe persone stanno soffrendo perché la morte di un caro oggi è come un sequestro di persona, certo motivato, ma dobbiamo farci carico di questo dolore dal punto di vista umano oltre che cristiano”.

 

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