Dai castagneti di Roccamonfina ai castagneti dei monti Cimini

Una specie di gemellaggio tra Marzano Appio (CE) e Viterbo ha rinfrescato questa torrida estate viterbese. Un gruppo di ragazzi di Azione Cattolica di questa cittadina posta sulle falde del vulcano di Roccamonfina stanno facendo un campo estivo nel viterbese e hanno fatto visita a Viterbo per raccogliere le testimonianze sulle opere di Misericordia che sono l’argomento della loro attività di riflessione e approfondimento. Una quindicina di giovani, guidati dai loro parroci e dai loro dirigenti hanno visitato i luoghi del volontariato che è impegnato nei vari campi di aiuto e accompagnamento degli “ultimi”, delle persone più fragili. La giornata è stata ricca di incontri e visite, iniziati dallo splendido tempietto trecentesco di Santa Maria della Salute, messo a disposizione dall’Associazione Archeotuscia, dove l’architetto Maitani scolpì sul portale sia le Opere di Misericordia corporali sia quelle spirituali. Qui il Gruppo Assistenti Volontari Animatori Carcerari (GAVAC) ha illustrato l’attività svolta nella “casa circondariale di massima sicurezza” a Mammagialla (VT),  intitolata alla memoria di  Nicandro Izzo, e quanto spazio di fare del bene ci sia in un tale luogo. È intervenuto anche un ex detenuto che ha voluto condividere il suo percorso di riscatto sociale.

Il gruppo si è poi trasferito a Santa Maria in Gradi, complesso che ospita attualmente il Polo universitario “Unituscia”. In questa sede hanno potuto vedere restaurati, alcuni ambienti di quando, nel XX secolo, era stato trasformato in luogo di pena.

Un’altra tappa ha portato i giovani “marzanesi” nella sede dell’Ospitale del Pellegrino, messo a disposizione dall’Associazione Amici della Via Francigena, che ha mostrato gli ambienti e lo stile dell’accoglienza ai Pellegrini della Via Francigena. In questa sede la APS Amici del Beato Domenico Barberi ha distribuito il libro di poesie di un ex-carcerato, edito dalla stessa associazione in sinergia con il GAVAC.

A conclusione della giornata il gruppo ha girato la città ammirando la scenografia monumentale della Viterbo medievale.

Scriveva la Signorina Tommasa Alfieri sulle Opere di Misericordia (che per inciso volle illustrate proprio dalle formelle scolpite sul portale di Santa Maria della Salute):

È la stessa cosa: la fame di Cristo nella fame dell’uomo. La realtà misteriosa della Sua Presenza nelle membra del Suo Corpo mistico: l’abisso del Suo Amore che assume e fa suoi i bisogni dell’uomo. Accorgersi di quella fame, della fame dell’uomo che è fame del corpo, fame dello spirito, spesso doppia fame. (da Uno sguardo che accarezza la memoria. Viterbo 2010).

Mario Mancini

Nato in Roma nel 1943, dopo la laurea in scienze geologiche, con tesi in geofisica, nel 1967 e un anno di insegnamento della matematica in un istituto tecnico industriale romano, svolge per un quinquennio la sua professione di geofisico e sismologo prevalentemente all’estero, in particolare in Papua Nuova Guinea presso il Rabaul Central Volcanological Observatory e in Australia nella sezione aviotrasportata a Canberra, in entrambi i casi per la BMR Australia, intervallando le due esperienze con un viaggio di studio in Giappone nell’estate del 1970.

Rientrato in Italia nel 1972, si impiega come geofisico presso la CMP di Roma per la quale lavora per sei anni, con diversi incarichi in Italia e all’estero.

Fin da liceale, nel 1959, aveva conosciuto Tommasa Alfieri e l’Opera Familia Christi da lei fondata. La figura e la spiritualità della Signorina Masa, come i suoi discepoli chiamavano la Alfieri, resteranno per Mancini un fondamentale riferimento per tutta la vita. Laico consacrato nel gruppo maschile dell’opera già dal 1974, nel 1979 fa la scelta di dedicarsi completamente all’Opera e va a vivere nell’eremo di Sant’Antonio alla Palanzana. Il nome “Metodio” gli fu dato proprio dalla Signorina Masa.

Alla morte della fondatrice, nel 2000, l’intero patrimonio dell’Opera passa per testamento all’associazione Vittorio e Tommasina Alfieri, all’uopo voluta dalla stessa Alfieri e della quale Mancini era stato tra i fondatori.

Per accordi associativi, più tardi violati da persone riuscite ad assumere il controllo dell’associazione, Mancini resta all’Eremo, unica persona a risiedervi in permanenza e a occuparsene.

La nuova gestione dell’associazione, decisa a trasformare la Familia Christi da istituzione prettamente laicale e una confraternita sacerdotale anticonciliare, nel 2005 convince Mancini a dimettersi dall’associazione stessa, in cambio della promessa, purtroppo mai ratificata legalmente, di lasciargli l’Eremo.

Fino al 2012, questo luogo, sotto la conduzione di Mancini, che sempre nel 2005 ha fondato l’associazione Amici della Familia Christi e ha registrato presso il Tribunale di Viterbo la testata Sosta e Ripresa, anch’essa fondata da Tommasa Alfieri e della quale Mancini è direttore editoriale, svolge un prezioso compito di Centro di spiritualità e di apertura ecumenica e interreligiosa. Il che spiega forse la visione della Signorina Masa che aveva voluto dare a Mancini il nome “Metodio”, uno dei santi evangelizzatori dell’oriente europeo.

Nel 2012 la confraternita appropriatasi del nome di Familia Christi (poi sciolta dalla Santa Sede con riduzione allo stato laicale di tutti i suoi esponenti) in violazione degli accordi presi a suo tempo ottiene dal Tribunale la restituzione dell’Eremo.

Mancini resta a Viterbo e prosegue il suo impegno ecclesiale in varie strutture diocesane e nel comitato regionale per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso.

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