Emergenza Covid-19 Milano, poliziotti portano i fiori di una mamma sulla lapide del figlio morto

Lemergenza coronavirus ha cambiato profondamente le nostre esistenze. Tutto quello che abbiamo fatto prima del 20 febbraio scorso, sembra quasi vissuto in un’altra epoca.
La malattia da contagio chiamata Covid-19 ha mutato un modus vivendi che non ci appartiene più,a parte gli irresponsabili incivili che escono tutti i giorni, non rispettando le norme anti contagio del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

In questo tempo messo a dura prova dal coronavirus, quindi, assistiamo impotenti alle tristi notizie di morti, di contagiati, di persone che ogni giorno sono in prima linea, per affrontare questa terribile pandemia.

Ci sono realtà dolorose che si stanno delineando in questi mesi: malattia, povertà, disagio sociale acutizzati dal fatto che non si può uscire di casa se non per emergenze. Ma chi si trova in situazioni precarie, attualmente deve fare i conti con un virus che sta infierendo sulle loro esistenze. Anche la Polizia di Stato si prodiga costantemente, per aiutare e soccorrere i cittadini in questa drammatica emergenza.

Turni massacranti e strenuanti, soprattutto su strada, dove devono controllare che vengano rispettate le misure anti Covid-19. Sono numerosi i casi in cui i poliziotti sono intervenuti in soccorso di persone provate e destabilizzate. Aiuti alimentari, staffette, anziani soli soccorsi, persone salvate dal suicidio, uova di Pasqua consegnate ai bambini, il Reparto Mobile,ad esempio, che ha partecipato alla disinfestazione di Roma. Ma anche il bimbo di Napoli di solo 1 mese di vita, che all’improvviso, di notte, è stato colpito da una crisi respiratoria. Il padre, disperato, esce di casa per chiedere aiuto e, quando si dice Provvidenza divina, passa la Volante ed i poliziotti portano il bimbo all’ospedale. Il piccolo si è salvato.

Piccoli gesti del quotidiano, che testimoniano,ora più che mai , quell’#essercisempre costante e continuo.

Una ‘buona azione‘, così ci insegnavano a Catechismo, di questi giorni che mi ha particolarmente colpito, è stata quella firmata da due poliziotti Vito e Salvatore, di una volante Venezia ter del Commissariato Garibaldi Venezia, a Milano, che non si sono tirati indietro ad una richiesta particolare. Non hanno detto no ad una mamma, mamma Concetta. Una donna che ha dovuto subire una dura prova dalla vita: la morte in un incidente stradale del figlio Giuseppe. Come tutte le mamme colpite così duramente, mamma Concetta andava a pregare, a compiere quei gesti di umana pietà per quel figlio che non c’era più, presso la lapide che ricorda quel triste episodio. Ma con l’emergenza Coronavirus, tutto questo non è più possibile. Questa donna per 24 anni è andata lì dal suo Giuseppe, ora deve rispettare le norme per evitare il contagio e quindi, deve rimanere a casa. Il dolore l’ha spinta, però, a chiedere aiuto a degli angeli speciali e, fiduciosa, ha telefonato in Questura ed i ‘volantini’, compatibilmente con i loro impegni, appena hanno avuto la possibilità, hanno messo i fiori  di mamma Concetta, sulla lapide del figlio. Tutto è stato testimoniato, inoltre, da una foto che è stata consegnata alla signora.

A tal proposito mi vengono in mente le parole di Papa Francesco dello scorso novembre 2019, quando parlava proprio di ‘vulnerabilità‘ sostenendo  che ci accomuna tutti: “Chi ha bisogno di aiuto e grida e bussa alla porta, chi decide di aiutare e chinarsi, fino a toccare le piaghe del fratello”.
Gli operatori della Polizia di Stato fanno così, in definitiva. Con i loro gesti toccano de visu, con mano le miserie di chi si trova in difficoltà.

Missione compiuta, quindi questa dei poliziotti Vito e Salvatore, perché anche questa è la Polizia di Stato, anche questo è essere poliziotti, ai tempi della Covid-19, aiutare chi ci chiede aiuto, perché come ha evidenziato Papa Francesco : “Questo è il centro del Vangelo”. Noi “saremo giudicati su questo”.

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