Mariano Romiti, il Maresciallo di Pubblica Sicurezza che ha lasciato un segno indelebile
Testimone dell'#essercisempre della Polizia di Stato
Lo scorso 14 dicembre è stato ricordato con una S. Messa il Maresciallo Mariano Romiti, a Vejano suo paese d’origine.
Una figura molto significativa ed importante per la Polizia di Stato e per la Questura di Viterbo, che porta proprio il suo nome ed a lui è intitolato anche un Premio Letterario.
A Vejano erano presenti alla commemorazione il Vice Questore Vicario dr. Carmine Antonio Ingrosso, i Reparti Speciali ed una rappresentanza dell’Anps Sezione Viterbo che, come sempre, hanno fatto sentire la loro vicinanza ed il loro affetto alla vedova del collega barbaramente ucciso dalle Br, la signora Anna Bitti.
Quando si parla del Maresciallo Mariano Romiti, ora il suo grado sarebbe quello di Sovrintendente Capo, si mette il dito in una ferita che, nonostante siamo trascorsi molti anni, quaranta per la precisione, è ancora aperta. Parliamo, infatti, di quel periodo di terrore, morte e dolore, nato probabilmente con la strage di Piazza Fontana a Milano, chiamato “anni di piombo“, nel quale la Polizia di Stato ha pagato un tributo di sangue molto alto.
Mariano Romiti era Maresciallo a capo della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato Centocelle per oltre undici anni, viene freddato da colpi di arma da fuoco di in commando di terroristi.
Aveva preso parte alla costituzione del primo sindacato della Polizia di Stato.
È il 7 dicembre del 1979. Deve testimoniare ad un processo al Tribunale di Roma, dove ha intenzione di recarsi con l’autobus.
Alla fermata viene assalito dai brigatisti. Il colpo di grazia viene sparato da uno dei terroristi, mentre scappa.
Le Brigate Rosse, come da copione, rivendicano l’omicidio, come un atto che rientra nella campagna attuata per colpire le forze dell’ordine impegnate nella lotta al terrorismo.
Un uomo ricordato per i suoi modi gentili paterni. Insomma, uno “sbirro buono”, di quelli che lasciano il segno.
La vedova Anna Bitti, tempo fa, nella commovente testimonianza andata in onda in un servizio su TV2000, lo descrive come un marito con una profonda fede. Recitava il Rosario persino in macchina, con tutta la famiglia.
“Mentre sparavano lui pregava e si raccomandava alla Madonna. Il terrorista che gli ha sparato ha detto che era rimasto colpito da questa persona che invece di imprecare verso di lui e di di loro, pregava ed invocava la Madonna”, ha affermato la vedova di Mariano Romiti.
In seguito il terrorista, toccato nell’anima da questo gesto di amore cristiano, si è pentito.
Ed aggiunge ancora: “Il suo lavoro lo faceva con senso di umanità e prima di andare al lavoro andava a Messa. Pregava sempre, 23 anni di matrimonio. Dicevamo il Rosario tutti i giorni, persino in macchina con i figli”.
Il 25 marzo 1996 viene insignito della medaglia d’oro al Valor Civile.
Mariano Romiti continua a vivere nel ricordo di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorare con lui. Il suo eroico esempio di poliziotto, la sua vita vissuta nella testimonianza del Vangelo, sono la sua grande eredità per le generazioni future.
Ora diciamo #essercisempre ed il Maresciallo Mariano Romiti lo ha dimostrato fino all’ultimo istante della sua vita.