“La terrà girò per renderci più vicini”: la poesia di Eugenio Montejo

Una bellissima poesia d’amore venezuelana è “La terra girò” di Eugenio Montejo, che descrive un incontro predestinato, proprio attraverso l’immagine della terra che compie il suo moto per riunire gli amanti. Montejo, nato a Caracas, 1938 e morto a Valencia, 5 giugno 2008, è considerato uno dei più importanti poeti venezuelani della seconda metà del XX° secolo. È stato ambasciatore presso l’ambasciata del Venezuela in Portogallo e docente universitario. Ha fondato la rivista “Azar Ray” ed è stato cofondatore della rivista “Poesía”, pubblicata dall’Università di Carabobo.

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La Terra girò per renderci più vicini,
girò sul suo asse e su di noi
finché finalmente
ci ricongiunse in questo sogno.

Lascia che ti ami fino a quando girerà la terra
e gli astri inchinino i loro crani azzurri
sulla rosa dei venti.

Galleggiando, a bordo di questo giorno
nel quale per caso, per un istante,
ci siamo destati così vicini.

Ho potuto vivere in un altro regno, in un altro mondo,
a molte leghe dalle tue mani, dal tuo sorriso,
su un pianeta remoto, irraggiungibile.

Sono potuto nascere secoli fa
quando non esistevi in nulla
e nelle mie ansie di orizzonte
potevo indovinarti in sogni di futuro,
ma le mie ossa a quest’ora
non sarebbero che alberi o pietre.

Non è stato ieri né domani, in un altro tempo,

in un altro spazio,

né giammai accadrà

quantunque l’eternità lanci i suoi dadi

a favore della mia fortuna.

 

Lascia che ti ami fino a quando la terra

graviterà al ritmo dei suoi astri

e ad ogni istante ci stupisca

questo fragile miracolo di esser vivi.

Non abbandonarmi fino a quando essa non si fermerà”.

Eugenio Montejo

Foto tratta dal web
 

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