In memoria di don Dante Bernini

Riceviamo e pubblichiamo dal Centro di Ricerca per la pace e i diritti umani e la difesa della biosfera di Viterbo

Di don Dante Bernini, che e’ deceduto ieri, diro’ innanzitutto che era un uomo buono. Di una bonta’ nativa, sorgiva, che era in lui spontanea, naturale disposizione d’animo, e faceva sbocciare o accrescere il bene nel cuore di chi lo incontrava.
Aiutava le persone, e si struggeva di dolore per la loro sofferenza; ma non permetteva al dolore di paralizzarlo: agiva, agiva e recava soccorso e conforto; tutte mettendo a disposizione di chiunque ne avesse bisogno le risorse di cui disponeva – conduceva una vita di poverta’, di essenziale rigore e nitore -, e quando null’altro poteva fare, ospitava e ascoltava, e condivideva il suo tetto e il suo tempo e lo stare vicini. E la sua schietta generosita’ rendeva felice il cuore delle persone esauste ed affrante che a lui si rivolgevano, piu’ di ogni immaginabile ricchezza.
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Di don Dante Bernini, che e’ deceduto ieri, diro’ poi che era una persona di immensa cultura, di profonda semplicita’ e umilta’, di benigna saggezza e sconfinata.
Parlava tutte le lingue vive degli ospiti che da tutto il mondo giungevano nella sua piccola casa; e nelle lingue classiche leggeva i testi sacri e la patristica e la scolastica, e gli altri auctores greci e latini che molto amava, e le antiche e perenni parole di verita’ interpretava con filologica acribia e finissima ermeneutica, con sincera esistenziale adesione; ma conosceva anche le scienze contemporanee (e di fisica era stato docente), e della riflessione morale novecentesca e odierna conosceva le opere chiave che s’interrogano e ci interrogano muovendo dalle terribili cruciali vicende del secolo breve e dell’oggi metuendo e apocalittico, e le testimonianze esemplari ed aggettanti: come quella di Etty Hillesum.
Amava l’arte e chi artista, artigiano ed artefice opera d’arte e laboriosa faceva, e nella e della vita, e cosi’ rendeva piu’ bello il mondo e piu’ buona l’umanita’; ed aveva compreso e sostenuto sofferenti poeti come Carlo Vincenti, di cui era stato profondamente amico, ad un tempo paterno e fraterno.
Sapeva parlare la lingua di tutti, e sapeva ascoltare ogni persona, che e’ la virtu’ piu’ ardua e piu’ frugifera. Nel colloquio familiare come nell’omiletica, nel dialogo e nell’insegnamento, sempre pratico’ la parresia.
La semplicita’ era sua costante attitudine, nell’umilta’ ponendosi alla sequela di quel maestro di cui parlano i quattro libri della buona notizia.
Era un uomo saggio, che molto sapeva e molto comprendeva, e quindi molto donava, poiche’ non vi e’ altra saggezza che nel donare.
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Di don Dante Bernini, che e’ deceduto ieri, diro’ infine che coltivava con impegno diuturno la memoria e l’amicizia.
Ma una memoria non fredda di marmo bensi’ palpitante di calda vita: in lui il ricordare era cio’ che la stessa parola ricordo nell’etimo rivela: mantenere e rinnovare nel cuore, e far esistere ancora; ed anche cosi’ salvare le vite, che e’ il primo dovere. Le pie memorie familiari, la cultura contadina ed artigiana del popolo che era carne della sua carne e luce della sua luce, il tenero rievocare le amicizie, le gravose e gioiose esperienze vissute e condotte, nell’insegnamento, nell’opera pastorale, e negli incarichi di grande momento svolti a livello di parrocchia e diocesi, e nazionale ed internazionale: incarichi legati allo specifico impegno per la pace e la giustizia adempiuto con cura profonda ed alto discernimento, sempre operando per il bene comune, sempre praticando la nonviolenza evangelica.
E la fedelta’ alle amicizie, con le persone frequentate per un’intera vita e con chi sconosciuto si presentava alla sua porta a chiedere ascolto, aiuto, accoglienza. L’amicizia, ovvero la prossimita’, il riconoscimento di umanita’, la solidarieta’ e la condivisione, il condividere il pane, cuore pulsante e nitido specchio, e patto ed appello alla e della benevolenza universale che tiene in vita il mondo.
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Oggi sentendo scandire le beatitudini (Mt, 5, 3-11) durante il suo funerale ho pensato ancora una volta che veramente questo uomo ha saputo essere l’umanita’ come dovrebbe essere.
Che gioia infinita averlo conosciuto.
Che impegno ineludibile ricordarne e tramandarne la figura e la testimonianza, restargli fedele nel dovere comune di soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto, nel dovere comune di rispettare e difendere l’intero mondo vivente, bene in se’ e casa comune dell’umanita’ tutta che di esso e’ essa stessa parte.
In questa ora di lutto e nel tempo a venire, con gratitudine che non si estingue.

Un amico di don Dante

Viterbo, 28 settembre 2019

Una minima notizia su don Dante Bernini
“Vescovo emerito della diocesi di Albano, gia’ presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Italiana e gia’ membro della “Comece'” (Commission des Episcopats de la Communaute’ Europeenne), una delle figure piu’ illustri dell’impegno di pace, solidarieta’, nonviolenza, che nell’arco dell’intera sua vita come sacerdote e come docente e’ stato costantemente impegnato per la pace e per la giustizia, nella solidarieta’ con i sofferenti e gli oppressi, nell’impegno per la salvaguardia del creato, nella promozione della nonviolenza, unendo all’adempimento scrupoloso dei prestigiosi incarichi di grande responsabilita’ un costante ascolto di tutti coloro che a lui venivano a rivolgersi per consiglio e per aiuto, a tutti sempre offrendo generosamente il suo conforto e sostegno, la sua parola buona e luminosa e l’abbraccio suo saldo e fraterno”. Cosi’ nella motivazione del riconoscimento attribuitogli il 2 ottobre 2014, nella Giornata internazionale della nonviolenza, dalla Citta’ di Viterbo con una solenne cerimonia nella Sala Regia di Palazzo dei Priori. Successivamente, il 13 aprile 2015, nell’anniversario della promulgazione della “Pacem in Terris”, era stata realizzata in suo onore a Viterbo una “Giornata per la Pace”.
Era nato a La Quercia, piccola frazione di Viterbo, il 20 aprile 1922, e vi era tornato a vivere nell’operosa sua vecchiaia; li’ e’ deceduto il 27 settembre 2019. Persona buona, costruttore di pace, luminosa figura della nonviolenza, era un punto di riferimento per ogni persona bisognosa di aiuto come per ogni persona impegnata nella solidarieta’ concreta, per il bene comune dell’umanita’, per la salvaguardia del mondo vivente.

 

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