Gianluca Stival e il suo ultimo libro “Scriverò di te”. Scrivere è una terapia per scavarsi in profondità
Classe 1996 ma con all’attivo già tre pubblicazioni e traduzioni all’estero, l’autore veneto Gianluca Stival si inserisce a pieno titolo nel mondo della letteratura con pubblicazioni online e cartacee di suoi componimenti, valutate positivamente da esperti, critici e personaggi famosi. Ha presentato poesie in lingua italiana, francese, inglese, spagnola e portoghese brasiliana, apprezzate e commentate da blog di poesia internazionali. Nel 2017 viene inserito all’interno de “Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei”, edita da Aletti Editore, e pubblica il primo libro per la grande distribuzione dal titolo “Meriti del mondo ogni sua bellezza”, recensito da testate giornalistiche italiane e da blog internazionali. Nel 2018 rilascia una nuova raccolta di poesie dal titolo “AWARE – Tutte le poesie” (tradotta in francese e portoghese brasiliano) e porta a teatro il suo monologo sulla libertà dal titolo “Meriti di essere libero”. Nel 2019 continua con progetti letterari in Italia, Francia e Brasile e pubblica il terzo libro dal titolo “Scriverò di te”, edito da Editrice Veneta.
Gianluca, avresti mai pensato di diventare uno scrittore e, ormai, potresti fare a meno della scrittura?
Sinceramente non avrei mai pensato che la scrittura sarebbe diventata un lavoro, oltre che una passione. Ho sempre scritto perché mi affascinano moltissimo la vita delle persone e le loro sensazioni, ciò che si nasconde dietro gli occhi e ciò che non si riesce a raccontare. Ecco il motivo per cui diversi anni fa ho iniziato a scrivere poesie: tutte le emozioni, i contrasti interiori e i turbamenti potevano avere una loro risposta. Scrivere per me è una terapia: mi aiuta a scavare in profondità.
Il tuo stile è cambiato crescendo?
Sì! La scrittura aiuta a crescere, l’evoluzione è quasi una conseguenza. Questo cambiamento io l’ho sentito notevolmente perché, nelle due opere precedenti (“Meriti del mondo ogni sua bellezza” e “AWARE – Tutte le poesie”), la vera protagonista era la poesia e il lavoro sul piano stilistico era maggiore: mi preoccupavo di trovare la parola giusta, sceglievo molti sinonimi e lavoravo molto perché le traduzioni delle poesie in lingua fossero adeguate. Ora, in “Scriverò di te”, la scrittura è diventata più fluida e meno definita, ho lasciato spazio al racconto per far vivere al lettore la storia di mio nonno al cento per cento.
Il titolo dell’ultimo tuo libro, “Scriverò di te”, ci preannuncia fin da subito il contenuto… vuoi parlarcene?
“Scriverò di te” è nato proprio come un omaggio: io racconto la storia di mio nonno e la sua vita, ma lo faccio attraverso i suoi occhi. Tutti gli aneddoti sono scritti in prima persona, come fosse proprio lui a raccontarli al lettore. L’idea che ha portato a “Scriverò di te” è nata durante un pranzo in cui un amico d’infanzia di mio nonno gli propose di raccogliere tutti gli episodi più importanti della sua vita e mio nonno mi chiese se avessi voglia di avventurarmi nei suoi lunghi novant’anni. Accettai, iniziai a registrarlo, raccolsi i suoi appunti e feci anche una ricerca tra le sue foto per selezionare quelle più belle.
Un’ultima domanda: parli di nonno Mario come il nonno che tutti vorrebbero… tu che genitore e nonno immagini di poter essere un domani?
Questa è una domanda da un milione di dollari, la risposta è molto difficile. Spero di poter dare e dimostrare ai miei figli lo stesso amore che ho ricevuto dai miei genitori: un amore incondizionato, pieno e senza riserve. Io sono stato cresciuto con senso del dovere e della gratitudine: mi è stato insegnato che si devono avere molti sogni, si deve sempre puntare in alto ma ogni risultato va meritato e sudato. Ecco, spero di essere così un giorno: un genitore che si dà completamente ai propri figli ma che sia in grado di dimostrare che la fatica e il lavoro ripagano sempre e sono necessari per ottenere i propri successi.