Poche ore fa è rientrato in Italia il terrorista rosso Cesare Battisti, catturato in Bolivia dai poliziotti italiani e brasiliani.
Dopo 37 anni, senza manette, a testa alta, scende dal Falcon 900 dell’Aeronautica, con un gruppo di agenti, mentre altri, alcuni dei quali con mitraglietta, lo aspettano.
Ad attendere il suo arrivo, allo scalo di Ciampino, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
37 lunghi anni, per vedere nuovamente in Italia, un uomo che ha sulla coscienza la morte di quattro innocenti e, di conseguenza, l’aver segnato per sempre la vita dei loro familiari.
Il pensiero corre al maresciallo Andrea Santoro , la sua prima vittima. 52 anni, moglie e tre figli, comandava il carcere di via Spalato ad Udine.

Il 6 giugno del ’78, lo aspettano sotto il carcere e lo freddano a morte. Sul posto ci sono Battisti ed una complice, che scappano via a bordo di una ‘2 cavalli, addirittura con tanto di gommone sul tetto.
È quello, per i Pac, Proletari armati per il comunismo, il loro battesimo di fuoco.
L’anno successivo, nel 1979, tre omicidi che recano sempre la sua firma. Il 16 febbraio viene ucciso a Milano il gioielliere Pierluigi Torreggiani, a Mestre il macellaio Lino Sabbadin.
A Pierluigi Torreggiani sparano mentre usce dal negozio con il figlio. Il gioielliere riesce a fare fuoco, ma non riesce a salvarsi, il figlio viene ferito alla spina dorsale e rimane paralizzato.
Poche ore dopo tocca a Lino Sabbadin. Due ragazzi entrano nella sua macelleria, a Santa Maria di Sala e lo uccidono con una calibro 6,35.
Delitti rivendicati dove scrivono che “Era stata posta fine alla loro squallida esistenza”. La loro colpa agli occhi dei terroristi è che hanno sparato ed ucciso un rapinatore per difendersi e quindi, a loro dire, sono puniti.
Continua la scia di sangue dei Proletari armati per il comunismo. Il 19 aprile è un ragazzo di appena 25 anni, a cadere sotto i colpi di pistola calibro 375 magnum.
È il giovane agente della Digos Andrea Campagna, ucciso sotto casa colpito in corrispondenza del cuore.
Quattro vittime, quattro vite spezzate, quattro famiglie distrutte. Oggi, 14 gennaio, l’artefice di queste ignobili efferatezze, è sceso dalle scalette del Falcon, senza battere ciglio. L’uomo protetto e supportato in giro per il mondo, grazie ad un team di investigatori italiani della Criminalpol, dell’antiterrorismo e del Servizio di cooperazione internazionale di polizia, sarà sistemato in cella da solo e, dovendo scontare l’ergastolo, gli sarà applicato l’isolamento diurno per 6 mesi. Eppure, nonostante la notizia così eclatante, resta ancora quel dolore mai sopito, frutto della scelleratezza di gesti figli del terrorismo.
Onore e rispetto alle sue vittime ed ai suoi familiari.
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