“A tu per tu con Tiziana Prina, editrice de “Le Assassine”

Un gruppo di appassionate e appassionati di crime che da anni lavora nel mondo editoriale, occupandosi di scelta dei libri, traduzioni, editing e comunicazione. Vuole dare espressione a questa passione per la letteratura gialla, proponendola nelle sue svariate sfaccettature – giallo a suspence, deduttivo, hard boiled, psicologico, noir –, negli stili più diversi – fantasiosi, essenziali, sofisticati, semplici, d’antan – e nei contesti geografici più vari, portando in Italia autrici contemporanee e non provenienti da ogni parte del mondo. Tutto ciò è, in sintesi, la casa editrice “Le Assassine”.

 

Tiziana, come sta andando la letteratura gialla? Si è finalmente riscattata dall’essere considerata di serie B?

 

Personalmente non l’ho mai considerata di serie B, se i romanzi in questione sono scritti bene e hanno una bella storia. Pensiamo a Delitto e castigo: non è forse una crime story? Non è un’affermazione dissacrante, basta leggere il romanzo per convincersene. Purtroppo per lungo tempo si è pensato al giallo come a un semplice intrattenimento da consumare, magari, in un viaggio in treno. In realtà il genere ci dice molto sui modi di vivere e pensare delle persone, perché in generale ha come palcoscenico la quotidianità.

 

E il mondo editoriale in senso lato, invece, trovi che sia ripartito dopo lo scossone della pandemia?

 

Sì, dopo la pandemia ho avuto la sensazione che fosse ripartito e personalmente lo avevo notato anche per la mia CE, ma con lo scoppio della guerra in Ucraina e le incertezze che assillano tutti noi a causa dell’inflazione e del relativo aumento delle materie prime (per un editore la carta!), ho la sensazione che le persone metteranno i consumi culturali di nuovo in secondo piano rispetto a esigenze assolutamente primarie.

 

Hai mai pensato di estendere la tua scuderia facendovi entrare anche autori maschili?

 

No, per il momento no. Vorrei precisare però che non si tratta di veterofemminismo: la scelta è nata solo dalla volontà di far conoscere meglio un mondo che di solito finisce un po’ in secondo piano per le scrittrici contemporanee, ed è ignorato per le autrici del passato. Se facciamo un giochetto e ti chiedo di nominarmi i primi cinque autori di letteratura gialla che ti passano per la testa, scommettiamo che in prevalenza sono scrittori e non scrittrici?

 

Trovi che, tra una penna maschile e una femminile, si celino uno stile narrativo e una logica differenti nella risoluzione di un caso?

 

Farei un distinguo fra penne contemporanee e del passato. Per le attuali direi che a volte le autrici sono molto più toste nel descrivere crimini che i loro colleghi: forse perché, come dice la scrittrice scozzese Mc Dermid, le donne sono quelle che subiscono più spesso violenze e allora perché non dovrebbero scriverne? Per gli autori del passato, trovo che le autrici che ho letto finora siano bravissime e accurate nella descrizione del background e dei personaggi come se fossero portate a fermarsi e a osservare più degli scrittori.

 

Le Assassine non solo di nome ma anche di fatto, ovviamente specificando che si intende nei confronti dei pregiudizi: spiegaci meglio.

 

Edizioni Le Assassine è forse una ragione sociale che fa subito pensare alla suspence e a una crime story, ma in realtà nel nostro intento volevamo e soprattutto vogliamo essere “assassine di pregiudizi”. Chi legge le nostre storie, se ne renderà conto: infatti oltre all’intrattenimento che si sperimenta leggendo una storia piena di mistero, noi desideriamo far conoscere e quindi avvicinare mondi lontani. Non a caso tra le nostre autrici ce ne sono che arrivano dall’Algeria, dalla Corea del Sud, dal Botwsana e via dicendo. Vedendo come vivono e cosa pensano, credo che si possano abbattere molte idee preconcette.

 

Infine: davanti alla possibilità di parlarci di due libri, quali ci fai conoscere e perché?

 

Be’ parlerei degli ultimi due romanzi.  Un prezioso francobollo rosso di Auguste Groner e L’isola degli sciamani di Kim Jay. Non parlerò invece della prossima uscita di settembre ovvero Una regata mortale di Aceituna Griffin.

Auguste Groner
Auguste Groner

Ma torniamo ad Auguste Groner, che vi vorrei far conoscere, essendo una scrittrice che ha pubblicato i suoi romanzi all’epoca dell’Impero asburgico e che con il suo detective Joseph Mὔller era al tempo in area germanica più nota di Sherlock Holmes. Al di là di questa fama, grazie alla scrittrice possiamo fare un viaggio in un’altra epoca e in un mondo che spazia da Vienna ai Balcani a Trieste. Ma questo viaggio nel passato riguarda anche i comportamenti, le abitudini di quella società e, per quanto riguarda il detective, il suo approccio al caso. Non disponendo dei moderni strumenti, lui lavora infatti sulla deduzione e l’osservazione per arrivare alla soluzione del crimine.

Kim Jay
Kim Jay

Il secondo romanzo è della scrittrice Kim Jay, che con il suo libro L’isola degli sciamani ci propone due aspetti opposti ed entrambi interessanti del suo Paese, la Corea del Sud. Da una parte ci fa conoscere gli hikikomori, frutto di una civiltà tecnologica, che isola gli individui e li porta a rinchiudersi in una stanza. A questo proposito Seoul, una città modernissima e ipertecnologica, sembra l’ambiente giusto per affrontare i discorsi sull’uso distorto dei social. Come contraltare a questa prima parte del libro, Kim Jay ci porta su un’isola remota e misteriosa, dove continuano a sopravvivere le antiche tradizioni, quali appunto quelle degli sciamani. Insomma, grazie all’autrice, attenta e appassionata osservatrice della realtà coreana, possiamo penetrare un po’ nella cultura di un Paese così diverso dal nostro.

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