Una nuova pubblicazione per la scrittrice Manuela Chiarottino e la casa editrice More Stories, che tornano sul mercato editoriale con La libreria delle storie rimaste.
Partiamo dal titolo, Manuela. Chi lo ha scelto e come?
La protagonista del romanzo in fondo è proprio una libreria e quello è il suo nome, una scritta ormai stinta su una vecchia insegna e che nasconde una storia di dolore e di solidarietà, una vicenda che scoprirete attraverso le parole di Emily, la proprietaria.
Nei personaggi ritroviamo tratti comuni a altri tuoi protagonisti maschili e femminili?
Nelle mie storie c’è sempre un personaggio che durante il percorso acquista una nuova consapevolezza. Così Amabel è una giovane donna condizionata da mille insicurezze e una profonda paura che cerca di nascondere con modi distaccati e a volte superficiali, ma durante la storia, proprio grazie a Emily e ai vari personaggi che incrocerà nonché a un affascinante veterinario, imparerà man mano a lasciarsi andare, a capire che si precludeva da sola la possibilità di essere felice e di come la felicità a volte possa trovarsi anche nelle piccole cose. Proprio come un buon libro, una tazza di tè e un biscotto, meglio se di quelli fatti da Emily.
Questo libro si colloca tra il romance e la Up Lit. Pensi di essere riuscita ad affrontare tematiche importanti e lasciare messaggi finali altrettanto significativi come già avevi fatto ne La bambina che annusava i libri e in ogni tua opera?
Non so se siano messaggi importanti, è pur sempre un romanzo di intrattenimento, ma come di consueto ho cercato di trasmettere qualcosa oltre la storia d’amore e qui ci sono l’amore per i libri, la lettura e la poesia, la semplicità delle piccole cose e il senso di solidarietà che al giorno d’oggi sembra essere smarrito. È una storia che parla di paure, ma anche di come queste possano essere vinte, insieme, fidandosi dell’altro e di se stessi. Parla di sentimenti, di vita e naturalmente di amore.
Questo libro sta rispondendo alle tue aspettative?
Direi che sta andando oltre, visto che solo pochi giorni fa era al primo posto su Amazon e comunque mantiene una buona posizione, con più di 300 recensioni. Ma al di là dei numeri, che contano solo come testimonianza di una scelta e di un apprezzamento da parte dei lettori, sono felice per i messaggi privati che ricevo, per l’accoglienza avuta al Salone del Libro di Torino o nelle presentazioni.
Sei una scrittrice nota anche per non lasciarti impaurire dai “salti letterari”. Quale genere, a oggi, ti è risultato tuttavia più ostico?
Non direi proprio ostico, ma senz’altro è stato impegnativo lanciarmi nel romance storico, perché ha comportato una grande ricerca sul periodo, dal modo di vestire all’arredamento e al cibo, dai luoghi fino al linguaggio. Ho dovuto non solo passare al voi ma stare attenta anche ai termini che usavo.
Infine, c’è ancora un percorso letterario che non hai battuto e che ti sta “chiamando”?
Confesso di essere molto attratta, come lettrice, dai thriller psicologici e mi piacerebbe affrontarne uno come autrice. Mai dire mai.