Elizabeth M. Gilbert, nata a Waterbury, il 18 luglio 1969, è una scrittrice- giornalista statunitense, nota in particolare per il best seller del 2006 “Mangia, prega, ama“. Si tratta di una autobiografia, nella quale racconta infatti una storia di spiritualità, di ribellione, ma anche di meraviglia e scoperta, di una donna che si rifiuta di accontentarsi di una vita solo apparentemente perfetta, ma che decide, invece, di prendere un percorso alternativo mettendosi contro tutto e tutti.
A 32 anni, Elizabeth lascia un lavoro sicuro, un marito eduna vita di tutto rispetto a New York. Si imbarca su un volo ed inizia un lungo viaggio alla scoperta di se stessa.
Di seguito pubblichiamo un piccolo racconto della giornalista- scrittrice Elizabeth Gilbert.
“Alcuni anni fa, ero bloccato su un autobus del centro di New York durante l’ora di punta. Il traffico si muoveva a malapena.
L’autobus era pieno di persone fredde e stanche, profondamente irritate l’una con l’altra e con il mondo stesso. Due uomini si sono affrontati per uno spintone che poteva essere o meno intenzionale. Una donna incinta è salita e nessuno le ha offerto un posto a sedere.
La rabbia era nell’aria: qui non ci sarebbe stata alcuna considerazione umana.
Ma quando l’autobus si avvicinò alla Settima Avenue, l’autista si mise all’interfono: “Gente”, disse, “so che avete avuto una giornata difficile e siete frustrati. Non posso fare nulla per il tempo o il traffico, ma ecco cosa posso fare. Quando ognuno di voi scenderà dall’autobus, vi tenderò la mano. Mentre passate, lasciate cadere i vostri problemi nel palmo della mia mano, ok? Non portate i vostri problemi a casa dalle vostre famiglie stasera, lasciateli a me. La mia strada passa proprio vicino al fiume Hudson e quando passerò di lì più tardi, aprirò il finestrino e getterò i vostri problemi nell’acqua”.
Fu come se si fosse sciolto un incantesimo. Tutti scoppiarono a ridere. I volti brillavano di gioia sorpresa. Le persone che da un’ora fingevano di non accorgersi dell’esistenza dell’altro, all’improvviso si sorridevano l’un l’altro come a dire: “Ma questo tizio fa sul serio? Sì, lo faceva sul serio.
Alla fermata successiva, come promesso, l’autista allungò la mano con il palmo girato in sù e aspettò. Uno dopo l’altro, tutti i pendolari in uscita posero la mano appena sopra la sua e mimarono il gesto di far cadere qualcosa nel suo palmo. Alcuni hanno riso mentre lo facevano, altri hanno pianto, ma tutti l’hanno fatto. L’autista ha ripetuto lo stesso simpatico rituale anche alla fermata successiva. E quella successiva. Fino al fiume.
Viviamo in un mondo difficile, amici miei. A volte è particolarmente difficile essere un essere umano. A volte la giornata è stata brutta. A volte si ha una brutta giornata che dura per diversi anni. Si lotta e si fallisce. Perdete lavoro, denaro, amici, fede e amore. Si assiste a eventi orribili che si susseguono nei telegiornali e si diventa timorosi e chiusi in sé stessi. Ci sono momenti in cui tutto sembra avvolto dalle tenebre. C’è tanta voglia di luce, ma non si sa dove trovarla.
E invece se foste voi la luce? Se foste proprio voi l’agente di illuminazione che una situazione buia richiede? Questo è ciò che mi ha insegnato l’autista dell’autobus: chiunque può essere la luce, in qualsiasi momento. Quest’uomo non era un grande uomo di potere. Non era un leader spirituale. Non era un influencer esperto di media. Era un autista di autobus, uno dei lavoratori più invisibili della società. Ma possedeva un potere reale e lo usava magnificamente per il nostro bene.
Quando la vita mi sembra particolarmente dura, o quando mi sento particolarmente impotente di fronte ai problemi del mondo, penso a quest’uomo e mi chiedo: “Cosa posso fare, in questo momento, per essere la luce? Naturalmente, non posso personalmente porre fine a tutte le guerre, né risolvere il problema del riscaldamento globale, né trasformare persone fastidiose in creature completamente diverse. Sicuramente non posso controllare il traffico. Ma ho una certa influenza su tutti quelli che incontro, anche se non ci parliamo o non impariamo mai il nome dell’altro.
Non importa chi sei, dove sei o quanto banale o difficile possa sembrare la tua situazione, credo che tu possa illuminare il tuo mondo. Anzi, credo che questo sia l’unico modo in cui il mondo sarà mai illuminato, un atto di grazia luminoso alla volta, lungo tutta la strada fino al fiume”.
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