Se il buio dentro non trova ascolto

Il massacro di una famiglia qualche giorno fa in una casa di Paderno Dugnano

Il massacro di una famiglia qualche giorno fa in una casa di Paderno Dugnano, alla periferia di Milano, dove un diciassettenne ha accoltellato e ucciso nel sonno il padre, la madre ed il fratello minore, continua a turbare molti che ne hanno appreso la notizia. Ci si può ovviamente interrogare, si può persino farsi coinvolgere, per un interesse che può oscillare dal legittimo al morboso, nel possibile e in parte è già in atto show mediatico e internettiano di colpevolisti ed innocentisti, di esperti più o meno attendibili e di quanti pretendono di dire la propria senza poi esserlo in definitiva.

Nel nostro tempo, soprattutto nelle periferie metropolitane, essere vicini di casa spesso non significa conoscersi. Spiace sottolinearlo, ma le risposte date alla stampa sul fatto che in quella villetta di Paderno Dugnano non si sentissero liti, non venisse assunta droga, apparentemente non ci fosse qualcosa tale da poter innescare questa tragedia, hanno un rilievo relativo, così come la descrizione di un ragazzo liceale con la fidanzatina ed un giro di amici.

L’unica cosa che sappiamo davvero è quanto ha dichiarato Riccardo il giovane omicida, confessando dopo ore di interrogatorio il proprio delitto ai carabinieri, cioè di percepire un vuoto dentro, di sentirsi come un estraneo all’interno del suo nucleo familiare, di aver pensato che uccidendoli avrebbe smesso di soffrire e di non saper spiegare perché lo abbia fatto. Agghiacciante, certo, ma anche tale da inquietare tutti, perché se è potuto accadere in una famiglia ritenuta ‘normale’, senza disagi manifesti, viene da pensare che possa succedere a chiunque, innescando dinamiche che portano a reagire all’estremo tanto da uccidere, perché c’è dentro il buio e nessuno a cui si vuole raccontarlo e farsi aiutare a portare luce. E forse nessuno capace di scrutarlo.

Papa Francesco incontra i bambini e le bambine infinite realtà.it Laura Ciulli
Papa Francesco

Lo disse Papa Francesco in un discorso ai giovani nell’aprile del 2022: “il buio ci mette in crisi; ma il problema è come io gestisco questa crisi: se la tengo solo per me, per il mio cuore, e non ne parlo con nessuno, non va“. E qualcosa in questo giovane non è andata.

Don Claudio Burgio, il cappellano del carcere minorile Beccaria, che ha incontrato il diciassettenne, in un’intervista rilasciata al Tg di Tv2000 ha dichiarato che ragazzo ha voluto confessarsi ed ha aggiunto: “È stato un momento importante, poi è chiaro che un ragazzo provato, ma lucidi. Penso che se capisce quali possono essere conseguenze di questa situazione,   probabilmente si aspetta di andare in carcere”.

Il delitto è avvenuto la sera, dopo che in famiglia era stato festeggiato il compleanno del padre. E se il figlio sentiva di essere estraneo in quella famiglia potrebbe aver scatenato – ma è solo un’ipotesi di chi si interroga – quel disagio, quel buio in furia omicida. Sono le domande che, forse,  troveranno risposta dagli interrogatori e dai vari colloqui con gli psicologi.

 

Ma c’è una risposta che può offrire solo una seria riflessione sulla struttura sociale in cui siamo immersi, in un tempo nel quale si vanta la connessione globale, ma  a dire il vero non s’indaga il perché sono sempre meno ‘connessi i cuori’. Facciamoci domande su questo e cerchiamo di darci delle risposte. E se siamo credenti preghiamo per quei due genitori, per il figlio minore, ma soprattutto per quello maggiore diventato parricida, matricida e fratricida.

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