“Ama Dio e non fallire, fa pur bene e lascia dire”, così parlava con uno dei suoi tanti aforismi, san Crispino da Viterbo, al secolo Pietro Fioretti, l’apprendista calzolaio nella bottega dello zio paterno, diventato santo.
L’umile viterbese, dotato anche di spiccato senso di humour, a 25 anni indossa l’abito cappuccino nel convento della Palanzana.
San Crispino è il primo santo canonizzato a Roma da Papa Giovanni Paolo II, il 20 giugno 1982.
Nasce a Viterbo il 13 novembre 1668 da Ubaldo Fioretti e Marzia Antoni. Il padre muore lasciando il figlio orfano in tenera età e così è lo zio paterno Francesco si prende cura del bambino.
Frate Crispino non tollera le mezze misure ed i compromessi. Per lui la vita consacrata deve essere austera, di penitenza ed opere buone.
Muore il 19 maggio 1750.

Cuoco, infermiere, ortolano, questuante, recitava poesie del Tasso, amato e venerato per il suo apostolato semplice e pure così efficace, ancora oggi con il suo esempio di santità, ha molto da insegnare all’uomo tutto preso dalla tecnologia e da falsi valori.
Il suo corpo è custodito in un’urna, presso la Chiesa dei Cappuccini di Viterbo.