Per restare flettere prima della Messa, Venerdì 1° novembre 2024, solennità di tutti i Santi (Anno B)
La scientia amoris dei Santi Mt 5, 1-12a
“In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia (…).
Lo scrittore cattolico toscano Piero Bargellini (1897-1980), giunto a tarda età, amava al mattino presto, passeggiare per le strade silenziose della sua Firenze. Una mattina venne avvicinato da un signore che aveva tutta l’aria della persona smarrita nella grande città. E guardando sott’occhio un foglio tutto sgualcito, gli chiese: Scusi, sa dirmi per favore dove si trova via (san) Vincenzo Gioberti? La via si trovava poco distante; gliela indicai; egli ringraziò e riprese a camminare nella direzione indicata.
“Fui tentato di richiamarlos per dirgli che Vincenzo Gioberti non era stato un santo. Mi ritenni; non volli togliere a quell’uomo semplice la persuasione che per meritarsi il nome sopra la cantonata di una strada bisogna essere santi. Nella sua saggezza antica, la nostra gente crede a una gerarchia di valori, in cima alla quale ha posto la santità. E ha coniato anche un proverbio: Chi vuol sapere sappia Cristo; chi sa senza Cristo non sa nulla.
Sapere Cristo significa essere santi! Il santo è uno che risulta tutto preso dallo struggente desiderio del Signore Dio. Dio è tutta la sua vita; a lui il primato assoluto; aspira e tende soltanto a lui; lui il centro e la misura di ogni cosa. A questo unico centro riferisce i suoi desideri, i progetti, le scelte, il lavoro, le gioie, i dolori, le conquiste, le sconfitte ecc.
Il corrispondente termine biblico ebraico è qadòsh e propone due importanti aspetti religiosi: quello della separazione da…, e quello dell’appartenenza a…; cioè separarsi da…, per appartenere a…Si prendono le debite distanze dalle realtà mondane, per appartenere totalmente ed esclusivamente al Signore; ci si libera da ogni eventuale condizionamento o legame, per protenderci unicamente verso le realtà spirituali.
Tommaso da Celano, nella “Vita Prima” di Francesco, afferma che il Santo tendeva all’amore verso Gesù “con tutto lo slancio del cuore” (FF, 466). Ovviamente la santità non consisteva per lui nel compiere grandi cose, bensì nella sua potenza d’amore, nella scientia amoris, nel mettere l’amore in ogni cosa, perché l’amore è l’essenza della santità; è via alla santità ed è la santità.
“Pieno compimento della legge è l’amore” dichiara Paolo (Rom 13,10); “chi sta nell’amore sta in Dio” aggiunge Giovanni (1Gv 4,16); “il dono primo e più necessario è l’amore” insegna autorevolmente il Concilio (LG, 42). Si, l’amore è tutto; l’amore è la verifica di ogni virtù ed è il motivo e il fine di ogni gesto e di ogni parola; ogni nostro momento vissuto per amore nella verità e semplicità, acquista grande valore.
Anche il cardinale Giovanni Battista Montini, il primo novembre 1957, nell’omelia della solennità di tutti i Santi, riconduceva la santità all’unicum dell’amore e si esprimeva così: “All’impossibilità delle salite ardue di santa Teresa d’Avila, ecco l’amore di abbandono filiale di santa Teresa di Lisieux. Per cui essa, rivolgendosi al Signore, pregava: “O Signore, che io non faccia le cose straordinarie, ma faccia cose semplici, ordinarie in modo straordinario. Il segreto sta tutto nella carica d’amore che motiva e accompagna un gesto, un aiuto, un consiglio, un servizio, un saluto…”.
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