Riders, 1 maggio anche per loro, tra rischi e precariato

Un lavoro usurante, turni massacranti percorrendo circa 100 chilometri al giorno.

Sono i riders, persone costrette per miserrimi stipendi a  stare fuori 10 ore al giorno. Fattorini del cibo a domicilio, che portano nelle case degli Italiani piatti ordinati, tramite le piattaforme del food delivery

Nel giorno del 1 maggio, nel quale si festeggiano i lavoratori, il pensiero di chi scrive, è per chi affronta  turni di lavoro massacranti, al limite dello schiavismo, con uno stipendio che varia a seconda delle ore di lavoro e delle consegne, comunque basso.

Per non parlare delle privazioni, senza tutele, senza protezioni.

Ore di lavoro all’insegna del rischio contagio in questo periodo di emergenza sanitaria.

Migliaia di persone in Italia, in maggior parte giovani e spesso immigrati.

La sera, stremati da ore nel traffico pedalando o magari con vecchi scooter, tra smog e stanchezza.

I riders rappresentano, ormai, gli ultimi tra gli ultimi delle categorie di lavoratori, che rischiano persino la vita su strada e di essere aggrediti, come è già successo, per portare sushi e quant’altro a chi, invece, vuole togliersi magari un capriccio culinario.

Lavoro precario, dunque, che come sottolineato da Papa Francesco nel videomessaggio in occasione della Settimana sociale dei cattolici italiani a Cagliari:  “È una ferita aperta per molti lavoratori, che vivono nel timore di perdere la propria occupazione.”.

Riders

Unica nota positiva è che nel dicembre del 2017 è stato rinnovato il contratto nazionale dei dipendenti della logistica, del trasporto merci e delle spedizioni, dove sono stati inseriti proprio i riders.

Inoltre, nel  2019, è entrata in vigore una legge (Nr 128/2019) che, ad esempio, riconosce la copertura assicurativa obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, e  la previsione di una retribuzione di base.

Tra l’altro proprio l’Inail, dal 1° febbraio 2020, ha esteso la tutela assicurativa ai lavoratori autonomi che svolgono attività di consegna di beni per conto altrui, in ambito urbano e con l’ausilio di velocipedi o veicoli a motore, attraverso piattaforme anche digitali.

Così facendo ai riders che lavorano occasionalmente od anche in maniera autonoma, qualora si verificasse un infortunio, spettano le stesse prestazioni per i lavoratori dipendenti. Con il nuovo regime assicurativo ai rider che svolgono la propria attività in maniera autonoma o occasionale, in caso di infortunio o malattia professionale, seguendo gli adempimenti in materia, spettano le stesse prestazioni previste per i lavoratori dipendenti.

Foto tratte dal web

 

 

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