Per riflettere prima della Messa: 2 marzo 2025, VIII Domenica del tempo ordinario – ANNO C
Tre sentenze sul vero discepolo Lc 6, 39-45
Disse loro anche questa parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e, non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi tu dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non c’è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.
La pagina del Vangelo di oggi è composta da tre sentenze o proverbi: il cieco che si fa guida di un altro cieco, la metafora della trave nell’occhio e l’albero buono che produce frutti buoni. Il versetto 39 ci mette sull’avviso che qui c’è un passaggio degno di attenzione: dalla tematica sui nemici (amore verso di essi vv. 27-31; amore gratuito e generoso per loro vv. 32-35; 36-38 del Vangelo di domenica scorsa) si passa a quella sui fratelli; il termine ricorre tre volte nella sezione. Quindi, da un contesto generale si giunge alla comunità dei fratelli in Cristo Gesù.
La prima sentenza è quella del cieco che si fa guida di un altro cieco. Nell’attuale contesto di Luca non si riferisce tanto ai farisei come al tempo di Gesù, bensì alle guide della comunità cristiana le quali hanno la pretesa di essere superiori allo stesso Maestro. In realtà uno solo è la vera Guida, uno solo è il Maestro e tutti noi siamo discepoli e restiamo tali senza essere mai promossi al ruolo di “guide”. In ogni nostro servizio vuole esserci sempre lui: Gesù! Nessuno può erigersi a giudice e a guida degli altri a motivo della propria cecità. E saggiamente riflette il padre Ortenzio da Spinetoli: “Chi intende pronunciare giudizi sugli altri, dovrebbe egli stesso essere irreprensibile”.
La seconda sentenza ricorda la mini paradossale parabola della pagliuzza e della trave ed è formulata in chiave interrogativa per coinvolgere direttamente l’ascoltatore. Ci riconduce nel contesto della vita quotidiana fraterna dei credenti; si tratta della “correzione fraterna” che l’evangelista Matteo svolge ampiamente nel capitolo 18, 15-18 e Luca la rende in forma più sintetica in 17, 3-4. davvero assurdo che un discepolo di Gesù si impanchi a giudice del fratello. Questo è l’errore madornale nel quale è caduto miseramente il fariseo nella parabola narrata da Luca in 18, 9-14.
La terza sentenza riguarda l’albero e i suoi frutti; madre natura ci garantisce che – come dichiara il padre J. Dupont – “i frutti rivelano la qualità dell’albero, così come le parole dell’uomo rivelano il suo cuore”. “Per Luca, – scrive Gerard Rossé -, il cuore è il luogo dove è deposto e va maturando un tesoro buono o meno. L’uomo manifesta un parlare e un agire in relazione al suo cuore, e non è possibile separare la sua attività dal suo essere”. Dunque l’uomo è buono o cattivo a seconda di quello che è il suo cuore.
“Come la qualità di un frutto permette di giudicare il valore di un albero, così tutto quello che l’uomo produce – il suo comportamento, il bene o il male, come anche le parole che escono dalla sua bocca – rivela ciò che egli è nel profondo di se stesso. Il cuore è il luogo dove si gioca la salvezza dell’uomo, poiché è qui che risiedono l’amore e l’odio” (Hugues Cousin).