Filosofi Lungo L’Oglio: affluenza da record la XIX edizione. Annunciata la parola chiave del 2025: “Esistere”
EDIZIONE DA RECORD PER LA XIX EDIZIONE
LA CHIUSURA DI MARIA RITA PARSI SI È TRASFORMATA IN UNA FESTA.
È GIÀ SCATTATO IL COUNTDOWN PER LA 20ESIMA EDIZIONE:
“ESISTERE” SARÀ LA PAROLA CHIAVE PER CELEBRARE I 20 ANNI DEL FESTIVAL
Si è conclusa con un’affluenza da record la XIX edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, la Kermesse – che è Soggetto di Rilevanza regionale e ha ricevuto lo scorso 28 maggio la Menzione Rosa Camuna 2024, che ha ottenuto per il settimo biennio consecutivo il prestigioso riconoscimento internazionale denominato dell’EFFE-Label, che si avvale dell’Adesione della Prefettura di Brescia, dei patrocini del Consiglio Regionale e delle Provincie di Brescia e Bergamo, e di tutte le municipalità coinvolte, nonché del patrocinio della Consigliera di Parità Regionale – diretta dalla filosofa Francesca Nodari, quest’anno ha coinvolto ben 21 comuni compresi tra le province di Brescia, di Bergamo e di Cremona con 30 appuntamenti disseminati in cornici di grande suggestione: tra piazze, dimore signorili, teatri, chiese, corti, musei in circa due mesi di attività. Accanto alle municipalità che hanno già aderito alle scorse edizioni: Barbariga (BS), Caravaggio (BG), Collebeato (BS), Dello (BS), Erbusco (BS), Gardone Val Trompia (BS), Iseo (BS), Lograto (BS), Orzinuovi (BS), Orzivecchi (BS), Ospitaletto (BS), Roncadelle (BS), Sarnico (BG), Tavernole (BS), Trenzano (BS) e Villachiara (BS), si è registrato l’ingresso dei seguenti comuni: Corzano (BS), Leno (BS), Lonato del Garda (BS), Ostiano (CR) e Verolavecchia (BS).
Un successo confermato dai numeri delle presenze, un totale di 48.000 persone battendo il record dell’anno scorso, toccando picchi di 1500 persone a serata. L’efficacia del risultato è stato avvalorato anche dalla sempre costante partecipazione sui canali social della Fondazione che hanno registrato circa 700 nuovi iscritti nei tre canali principali e un’altissima percentuale di copertura organica di utenti: 51.649 per Facebook (+ 27,1% rispetto al 2023), 123.233 per Instagram (+44,4 % con nuove visualizzazioni internazionali da Romania, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Belgio, Brasile, Stati Uniti, Svizzera e Nigeria), 22.546 utenti su YouTube, numero prevedibilmente in salita nei prossimi mesi, quando saranno resi disponibili i video delle lezioni integrali dell’edizione appena conclusa. Incremento di visualizzazioni anche sul sito web ufficiale: www.filosofilungologlio.it che in soli due mesi, ha raggiunto una media di 1600 visitatori al giorno, con picchi di oltre 4000 visitatori segnando un aumento del 20%.
Un panel di relatori e relatrici di eccezione ha consentito l’articolata disamina e la plurivoca riflessione sulla parola chiave prescelta: Desiderare. In ordine di apparizione: Massimo Recalcati, Francesca Rigotti, Haim Baharier, Andrea Tagliapietra, Massimo Cacciari, Stefano Zamagni, Umberto Curi, Enzo Bianchi, Luigi Zoja, Francesca Nodari, Catherine Chalier, Maurizio Bettini, Mons. Vincenzo Paglia, Danielle Cohen-Levinas, Vanni Codeluppi, Isabella Guanzini, Marino Niola ed Elisabetta Moro, Francesca Romana Recchia Luciani, David Le Breton, Salvatore Natoli, Massimiliano Valerii, Umberto Galimberti, Giuseppina De Simone, Francesco Miano e Maria Rita Parsi.
Ha inoltre suscitato vivo interesse e gradimento il progetto denominato: Maieutica delle cose. Passeggiate filosofiche che mira a promuovere il sentimento di riappropriazione della propria sensorialità e il valore sacro dei luoghi e delle cose, offrendo un vero e proprio “trekking del pensiero” tra poesia, letteratura, scrittura e natura. Accompagnati dalle guardie del Parco Oglio Nord e dall’esperto ornitologo Mario Caffi, nutriti drappelli di partecipanti hanno potuto fruire, attraverso percorsi diversi, di un museo a cielo aperto su scorci di natura incontaminata e di rara bellezza, per poi raggiungere la meta, di volta in volta prescelta, ove ad attenderli vi era il paesologo Franco Arminio che ha coinvolto gli astanti con letture poetiche. Di diverso approccio il percorso guidato da Duccio Demetrio che ha inviato i partecipanti, in un incedere lento e silenzioso, ad intraprendere un vero e proprio esercizio di meditazione, di analisi introspettiva e di scrittura insistendo sull’importanza della memoria autobiografica.
Tra gli eventi clou della manifestazione spicca il «Premio internazionale di Filosofia/Filosofi lungo l’Oglio. Un libro per il presente», giunto alla sua XIII edizione, che è stato assegnato allo psicanalista di fama internazionale Luigi Zoja con il testo: Il Declino del desiderio. Perché il mondo sta rinunciando al sesso (Einaudi 2022). Come recita l’articolo 1 dello statuto l’opera è assegnata ad uno studioso che abbia elaborato, attraverso il suo pensiero, idee capaci di fornire agili strumenti per abitare la nostra contemporaneità. L’onorificenza è stata conferita su giudizio insindacabile della Giuria, quest’anno formata da Francesca Rigotti (presidente), Maria Rita Parsi (vice-presidente), Francesco Miano e Francesca Nodari (direttore scientifico). «L’idea dell’amore come riempimento di un vuoto – si legge nella laudatio – è antica e propositiva, spinge all’azione; è un’idea-forza che si trova ben esplicitata in Platone, soprattutto nel Simposio e nel Fedro. In questo dialogo in particolare si fa riferimento al desiderio d’amore, che viene collegato per analogia al desiderio di cibo e bevande. Tutto questo è una buona cosa, è naturale e sano, e non patologico. Quello che è patologico è che questo riempimento che ha portato alla soddisfazione del desiderio, almeno per un certo periodo di tempo, non avviene oggi, o avviene sempre meno, nel rapporto umano e nel compiacimento che questo comporta, ma nell’ingestione o meglio indigestione, oltre che di cibo, di contenuti elettronici. E pure nell’assorbimento della sovrabbondanza di immagini di sesso che ci circondano persino nella pubblicità stradale o televisiva, senza aver bisogno di andare a visitare siti pornografici. Siamo dunque di fronte a un eccesso di desideri, a una patologia del desiderio davanti alla quale è necessario limitare in qualche modo la continua espansione e produzione di beni inutili e superflui e i disastri ecologici che ne seguono. Insomma un eccesso di desiderio davanti alla sovrabbondanza di immagini osservate sullo schermo del PC ma ormai quasi soltanto sul piccolo schermo dello smartphone. Eccesso e sovrabbondanza che da una parte causano “panico, caduta del desiderio, disgusto, mentre dall’altra generano ansia, ulteriore insoddisfazione e impossibilità di placarla”. Di qui l’emergere di una nuova forma di identità sessuale che è l’immobilizzazione della sessualità».
Altro evento significativo del Festival è stato il Premio legato al contest artistico nato dal sodalizio tra la Fondazione Filosofi lungo l’Oglio e l’Accademia S. Giulia di Brescia, teso a favorire il coinvolgimento di giovani studenti nel declinare la parola chiave attraverso il linguaggio dell’arte. A vincere la competizione è stata Nicole Tassani con l’opera Écoute-moi, mentre Laura Combini si è aggiudicata il Premio del Pubblico, con Ombre.
Per la ventesima edizione del Festival, che già si preannuncia particolarmente ricca ed articolata e nel segno del dì di festa, la parola chiave sarà: Esistere. «Esistere sembra un concetto semplice e evidente. Un sinonimo di essere. Ma attenzione: essere ed esistere sono davvero la stessa cosa? Esprimono concetti equivalenti? Nel linguaggio comune spesso sì: esistere sta per essere, stare al mondo, essere vivi, presenti. Nel linguaggio filosofico – afferma Francesca Nodari – i due infiniti dovrebbero esibire una forte dicotomia, ma anche in questo caso i significati spesso si sovrappongono: per esempio in una delle più celebri asserzioni della letteratura filosofica universale: cogito ergo sum. Penso dunque sono, penso dunque esisto. Esisto in quanto penso, sono in quanto pensante. Sono nella realtà, sono cosa, sono cosa che pensa e esiste. Proprio questo è il senso specifico, filosofico, di esistere: essere nella realtà, esserci realmente. Per comprendere la questione bisogna rifarsi al rapporto tra l’essere individualmente e l’esistere realmente, insomma tra essenza e esistenza, e la loro relazione a contingenza e necessità. Le proprietà contingenti sono accidenti mentre le essenze sono necessarie, esistono necessariamente. Ciò che è esiste, era la posizione di Aristotele. Sarà Tommaso d’Aquino a distinguere l’essenza di una cosa dalla sua esistenza. Questo rimanda, all’indietro e in avanti nel tempo, alla celebre prova ontologica dell’esistenza di Dio, enunciata per la prima volta da Anselmo d’Aosta e in seguito ripresa o criticata.
Nella filosofia contemporanea l’esistere assume forme e significati lontani da necessità e contingenza. Per esempio, l’esistenzialismo, movimento filosofico e culturale nato tra le due guerre mondiali, pone in primo piano l’esistenza, intesa come il modo di essere tipico e problematico dell’uomo nella sua singolarità vissuta. All’ottimismo filosofico, storico e scientifico dell’Ottocento era subentrato un forte senso di dubbio e di incertezza ed era caduta la fiducia nella possibilità della ragione di comprendere e dominare la realtà.
Ora, in questo nostro preciso momento storico – rimarca Francesca Nodari – dove prevalgono le passioni tristi, dove il capitalismo finanziario ci illude di soddisfare desideri, che non sono altro che bisogni, dove le minacce del cambiamento climatico, il moltiplicarsi dei focolai di guerra nel mondo – al cui centro stanno il conflitto ucraino-russo e quello mediorientale – dove lo strascico e i postumi della pandemia sono sotto gli occhi di tutti, dove la paura cresce e il futuro sembra colorarsi di tinte fosche, non possiamo forse affermare che ci troviamo nel bel mezzo di un salto d’epoca in cui oggi, come allora, emerge la fatica di comprendere la realtà, di assumere una posizione ben precisa che il nostro stare al mondo richiede ? L’inverno demografico, il crollo del desiderio, la frantumazione del simbolico, la dittatura della prestazione e del consumismo, la stessa andatura sonnambolica che, secondo il 57º Rapporto del Censis caratterizza, ad esempio, la società italiana – “cieca dinnanzi ai presagi, intrappolata nel mercato dell’emotività, non più alla ricerca dell’agiatezza, ma di uno spicchio di benessere quotidiano” – non sono degli indicatori che richiedono approfondimenti, riflessioni, analisi? Che cosa resta, oggi, della nostra esistenza?
Di qui i grandi interrogativi sul passaggio dal paradigma tecnologico al paradigma tecnocratico, sul rapporto tra la propria esistenza e quella delle macchine, sul rovesciamento della dialettica: dominio-sottomissione. Di qui, ancora, le conseguenze che l’abitare nella dimensione virtuale comporta: dall’hikikomori al blancheur di cui parla Le Breton. Per non dire della percezione della nostra corporeità in quanto esseri finiti di carne e di sangue. Dall’installazione di microchip sottocutanei agli sviluppi dei robot e degli apparecchi dotati di Intelligenza Artificiale fino al trasferimento extracorporeo di facoltà umane come l’intelligenza e la volontà e il loro conseguente insediamento in dispositivi autonomi. Non siamo dinnanzi ad un pensiero totalmente disincarnato tale per cui la razionalità dell’uomo “separandosi dalla coscienza – afferma Remo Bodei – e applicandosi alla macchine grazie all’Intelligenza Artificiale (IA) si congeda dall’illusione tolemaica di avere il monopolio della conoscenza”? “Per parafrasare il Vangelo di Giovanni, il Verbo si è fatto macchina, lo spirito soffia anche nell’inorganico e la ragione e il linguaggio, oggettivati in forma di algoritmo, abitano in corpi non umani, creando una ‘umanità aumentata’”.
Ma allora a che punto è giunta la nostra umanità? A quali rischi e a quali slanci è destinata? Cosa significa, oggi, esistere? Non un semplice esserci e stare, ma uno stare e un esserci coscienti, consapevoli, impegnati. Esistere – nonostante e, anzi, a maggior ragione con l’avvento dell’IA – equivarrà a pensare, riflettere, agire, non a lasciarsi vivere e nemmeno a “funzionare”, come si esprime Miguel Benesayag. Così, mentre gli imperativi tecnologici cui siamo sottomessi ci impongono di funzionare nel senso di essere funzionali alla società dei consumi ovvero di consumare, – ricorda la filosofa levinasiana – noi dobbiamo sforzarci di vivere, fare esperienze, riflettere, pensare, cogitare, ergo esistere».
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