Era il 28 ottobre 1921, quando ad Aquileia una mamma sceglieva, tra undici salme che rappresentavano i diversi fronti su cui l’Italia aveva combattuto la Prima Guerra Mondiale, quella che poi sarebbe andata a finire a Roma, nel sacello dell’Altare della Patria
Maria Bergamas, una donna del popolo, era la mamma di Antonio, il sottotenente del Regio Esercito, originario di Gradisca d’Isonzo, richiamato alle armi dagli austriaci nel 1914. Il ragazzo aveva disertato, per poi arruolarsi volontario con gli italiani, nel 137esimo reggimento di fanteria della Brigata Barletta. Con il nome fittizio di Antonio Bontempelli, era morto sull’Altopiano di Asiago.
A nome di tutte le madri e le vedove d’Italia, Maria Bergamas indica la bara un soldato senza nome, per rappresentare milioni di caduti, ma anche di dispersi senza nome. Una sorta di abbraccio corale ad ognuno di loro.
A tal proposito era stato costituito, infatti, un Ufficio onoranze al Soldato Ignoto e nominata anche una commissione, che si era occupata di cercare undici salme di soldati, provenienti dai campi di battaglia, dove gli scontri erano stati più cruenti. Avevano visitato Rovereto, le Dolomiti, gli altipiani, il monte Grappa, il Basso Piave, il Montello, il Basso Isonzo, il Cadore, Gorizia, il monte San Michele e Castagnevizza del Carso. I corpi erano stati trovati nei cimiteri militari o nei campi di battaglia, no dovevano mostrare segni di riconoscimento, se non quello di essere riconosciuti come soldati italiani, dalla loro uniforme, dalle stellette, dalle scarpe. Successivamente, i corpi scelti, vengono posti su bare di legno grezzo, tutte identiche, per non essere identificati.
Ora, nel 2021, cento anni dopo, si ricorda quel significativo giorno ad Aquileia, da dove era partito il triste viaggio sulla linea ferroviaria che passò Venezia, Bologna, Firenze e Roma.
Si trattava di un treno che procedeva a velocità moderatissima, di stazione in stazione, per dare alla popolazione di rendere onore al soldato simbolo.
Un dolore che ha abbracciato l’Italia intera, un lutto nazionale che ha dato origine ad una sorta di sacralizzazione della nostra nazione. Sacrificio, morte, lutto e dolore per la Patria.
Da quel giorno fino al 4 novembre un rito collettivo, sentito e partecipato da migliaia di italiani, che con rispetto, avevano reso onore a quella bara, che conteneva i resti del Milite Ignoto, scelto appunto dalla signora Bergamas. Era stato Gabriele D’Annunzio a proporre proprio questo nome, Milite Ignoto.
Il 4 novembre del 1921 la salma arriva a Roma, all’altare della Patria, portata da un gruppo di decorati con medaglia d’oro a Santa Maria degli Angeli.
Rappresentanze delle vedove e delle madri, dei combattenti, con il Re in testa, vanno incontro a questo simbolo, a questo militare ignoto, caduto in guerra.
Lo scorso 1° giugno sono iniziate le celebrazioni per il Centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto all’Altare della Patria, per concludersi solennemente il prossimo 4 novembre.
Onore e rispetto. L’eterno riposo.
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