La prima donna italiana a vincere un Nobel nel 1926: Grazia Deledda.
A 150 anni dalla nascita è celebrata con varie manifestazioni. Il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ad esempio, ha istituito un Comitato nazionale, presieduto dallo scrittore Marcello Fois.
Certamente non è una scrittrice tra le tante, ma una donna che ha dato tanto alla Letteratura con la sua narrazione, definita proprio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con: “Una forte carica etica, che ha contribuito a rendere universali il dolore, il calore, i sentimenti dei personaggi tratti dalla sua terra”. E continua: “La sua visione dell’esistenza umana, unita alle qualità delle opere, venne pienamente riconosciuta nelle motivazioni del Nobel, che esaltarono ‘la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale’. Una eredità che rende ancor più ricco il patrimonio della letteratura italiana”.
Nata a Nuoro nel 1871, quinta di sette figli, frequenta fino alla quarta elementare, formandosi sostanzialmente da autodidatta. Sin da giovanissima, inizia a scrivere racconti, che manda a riviste popolari. Ed è proprio grazie a questa attività di collaborazione nelle riviste, che le si aprono nuovi orizzonti, nuove prospettive. Intrattiene relazioni epistolari con diversi letterati, come lo scrittore Luigi Capuana.
Nuoro la soffoca, le risulta sempre più stretta, dove per mesi interi non esce di casa, senza parlare con nessuno, se non dei familiari: “una fanciulla che non ama, non soffre, non ha pensieri per l’avvenire, non sogni né buoni né cattivi, non amiche, non passatempi, nulla infine, nulla, e dimmi come può essa fare a non annoiarsi. I libri… i giornali… il lavoro… la famiglia! I libri e i giornali sono i miei amici e guai senza di loro“, come si descrive in una lettera.
La sua narrazione ha un forte valore etico, dunque, dove i personaggi dei suoi romanzi vengono descritti rendendo universali sentimenti come il dolore.
Per una ragazza di quel tempo, poco più che ventenne, l’unico modo per lasciare quell’ambiente che la opprime si può realizzare proprio attraverso il matrimonio. Ed è proprio nel 1899, quando è ospite di un’amica a Cagliari, che conosce un impiegato statale di Roma, Palmiro Madesani, che l’anno dopo sposerà e con il quale avrà due figli, Sardus e Francesco.
Trasferendosi a Roma, ha la possibilità di tessere relazioni che le danno visibilità, ma anche apprezzamenti critici di notevole impatto e valore.
Conduce, comunque, una vita in un certo senso austera, nel ristretto cerchio familiare, scrivendo romanzi e racconti e lontana dalla vita mondana dell’epoca.
Riservata e misurata, tanto da non dire a nessuno, di essere stata colpita da un tumore al seno nel 1928, nonostante continui a lavorare. Nel suo romanzo “La chiesa della solitudine”, tuttavia, è evidente un riferimento autobiografico alla malattia.
Grazia Deledda la cui determinazione l’ha portata a divenire la seconda donna a vincere il Premio Nobel per la letteratura, ma anche la prima ed unica donna italiana a vincerlo. Nel suo discorso pronunciato durante la premiazione dichiarò: “Quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è poeta“.
Grazia Deledda dalle molteplici qualità che ancora ha un ruolo marginale nelle scuole. Una figura straordinaria in quell’epoca, nella quale è stata capace di superarebl’ostilità familiare e dell’ambiente nuorese, ma soprattutto la scarsa considerazione sociale in cui era relegata la figura femminile. È riuscita ad affermarsi e ad affermare la sua passione per la letteratura ed il suo grande talento letterario, in un’epoca in cui la letteratura era concepita come un campo prettamente maschile, non idoneo ad una donna, all’indomani dell’Unità nazionale.
Tenacia, spirito di sacrificio, coerenza e forza di volontà erano in lei, simbolo della donna, attuale ancora oggi.
Non una femminista, ma semplicemente una donna capace di realizzarsi attraverso la via letteraria. Tramite la scrittura è come se riesce a riscattarsi dalla subalternità a cui la società del tempo in gran parte ancora relegava le donne.
Grazia Deledda sospesa tra Verismo e Decadentismo, eppure con lo sguardo rivolto al passato e proiettata nel futuro.
Grazia Deledda, la Zecca italiana le dedica una moneta nel 150esimo della sua nascita
Foto tratte dal web
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