“Un disastro senza precedenti”. Si è espresso così il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas.
Parliamo di quasi 1.500 persone sfollate, oltre 20mila ettari di territorio, di boschi, oliveti e campi coltivati in cenere, per non parlare delle aziende agricole devastate, delle case danneggiate. Lo stesso governatore Solinas ha coordinato le operazioni legate dello spegnimento degli incendi, dalla sala operativa della Protezione civile.
Questo è il triste e grave bilancio, del gigantesco rogo scoppiato nella zona dell’Oristanese, nel Montiferru.
La Sardegna brucia come non mai, e non è certo facile fare una stima precisa dei danni, dal momento che il fuoco, dopo aver percorso circa 50 chilometri dall’Oristanese all’Ogliastra, è stato un pericolo per giorni intensi.
7500 uomini impegnati tra Vigili del fuoco, Corpo Forestale, Protezione civile, Carabinieri, Polizia, Croce rossa, volontari, a contrastare le fiamme del gigantesco rogo.
Dall’alto sette Canadair, ai quali si sono aggiunti due, dalla Francia richiesti dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ma anche 11 elicotteri della flotta regionale, tra i quali il Super Puma, un elicottero dei Vigili del fuoco ed uno dell’Esercito italiano, per fronteggiare una difficile, quanto molto rischiosa situazione.
Si tratta di una zona già colpita da un incendio nel 1994, tra
tra Bonarcado e Santu Lussurgiu, con 12mila ettari di territorio.
È da lì che sabato sono partite le fiamme, alimentate anche dalle alte temperature di questi giorni, tanto da circondare Santu Lussurgiu, per poi spostarsi a Cuglieri. Praticamente un assedio infernale. Numerosi i comuni colpiti e tutti pronti a chiedere, con la Giunta regionale, lo stato di calamità.
2000 anni di storia sarda in fumo.
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