San Domenico Savio nacque a Riva di Chieri, in provincia di Torino, il 2 aprile 1842. Il padre era un fabbro ferraio, la mamma una brava sarta. Due anni dopo, per motivi di lavoro, la famiglia si trasferì a Murialdo, a poca distanza da Castelnuovo d’Asti, paese natale di Don Bosco. Il cappellano Don Giovanni Battista Zucca, rimase colpito dalla precocità spirituale del ragazzino, tanto che decise di ammetterlo a 7 anni – cosa straordinaria per quei tempi – alla prima comunione. Quel giorno (era la domenica di Pasqua del 1849) su un foglietto conservato da lui in un libro di preghiere e trovato poi da Don Bosco, il piccolo Domenico scrisse testualmente:
“1. Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza.
2. Voglio santificare i giorni festivi.
3. I miei amici saranno Gesù e Maria.
4. La morte, ma non peccati”.
Questi propositi furono il suo programma di vita.
L’incontro tra i due santi avvenne nel cortile della casetta dei Becchi il 2 ottobre 1854. Si parlarono a lungo, poi Domenico domandò:
“Allora, che pensa di me? Mi porterà a Torino per studiare?”.
Don Bosco, sapendo che la mamma del Savio era una sarta, rispose: “Mi pare che in te ci sia della buona stoffa… può servire a fare un bell’abito da regalare al Signore”.
E Domenico:
“Dunque io sono la stoffa. Lei ne sia il sarto, mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore”.
Poche settimane dopo, il 22 ottobre, il giovane approdava all’oratorio di Valdocco. Nell’ufficio di Don Bosco fece la sua prima traduzione dal latino. Sulla parete campeggiava il motto che il santo aveva fatto suo facendosi prete:
Da mihi animas, coetera tolle, dammi le anime prenditi il resto: “Ho capito”, commentò il ragazzo: “Qui si cercano anime per il Signore. Spero che anche la mia sarà del Signore”.
L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione di Maria, che Pio IX in quello stesso giorno proclamava solennemente come dogma di fede, Domenico – riferisce Don Bosco – “compiute le sacre funzioni in chiesa, col consiglio del confessore andò avanti all’altare di Maria, rinnovò le promesse fatte nella prima comunione, poi disse:
‘Maria, vi dono il mio cuore: fate che sia sempre vostro, Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei! Ma per pietà, fatemi morire piuttosto che m’accada la disgrazia di commettere un solo peccato’”.
Da quel momento, Don Bosco cominciò a osservare attentamente la condotta esemplare del giovane e a prendere nota degli episodi più significativi. La primavera successiva, precisamente il 24 giugno, cadeva l’onomastico di Don Bosco, il quale scherzosamente aveva chiesto ai suoi ragazzi – per “pagare la festa” – di indicare su un biglietto quale regalo desiderassero da lui.
Domenico scrisse: “Mi aiuti a farmi santo”. Don Bosco gli indicò la “ricetta” giusta per la santità: allegria, osservare i doveri di studio e di preghiera, far del bene agli altri.
Da quel momento fino alla morte Domenico si sforzò di essere esemplare in tutto: si notavano in lui una pietà profonda unita a una serena allegria; e un impegno speciale per venire in aiuto ai compagni, magari giocando con uno che era trascurato dagli altri, facendo ripetizione a chi ne aveva bisogno, o assistendo quelli malati. Circa un anno dopo, il Savio ebbe un’idea: formare un gruppo di ragazzi per far del bene insieme, una specie di società che chiamò Compagnia dell’Immacolata e che fu subito approvata da Don Bosco.
Nel febbraio 1857 cominciò a tormentarlo una tosse insistente mista a febbre. Allora, purtroppo, non c’erano gli antibiotici e queste forme spesso erano letali. Don Bosco decise di fargli sospendere gli studi e di rimandarlo in famiglia per curarsi. Domenico si mise a letto il 4 marzo e in soli cinque giorni una grave polmonite lo stroncò. Non aveva ancora quindici anni. Chi gli era vicino racconta che prima di spirare gli si illuminò il volto mentre esclamava:
“Che bella cosa io vedo mai!”. Nel 1914 i suoi resti mortali furono traslati a Torino nella basilica di Maria Ausiliatrice.

Pio XI lo definì “Piccolo, anzi grande gigante dello spirito”. Dichiarato eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933, il venerabile pontefice Pio XII beatificò Domenico Savio il 5 marzo 1950 e, in seguito al riconoscimento di altri due miracoli avvenuti per sua intercessione, lo canonizzò il 12 giugno 1954. Domenico, quasi quindicenne, divenne così il più giovane santo cattolico non martire.

I suoi resti mortali, collocati in un nuovo reliquiario realizzato in occasione del 50° anniversario della canonizzazione, sono venerati nella Basilica torinese di Maria Ausiliatrice. E’ patrono dei pueri cantores, nonché dei chierichetti, entrambe mansioni liturgiche che svolse attivamente. Altrettanto nota è la sua speciale protezione nei confronti delle gestanti, tramite il segno del cosiddetto “abitino”, in ricordo del miracolo con cui il santo salvò la vita di una sua sorellina che doveva nascere. La memoria liturgica del santo, però, è stata fissata al 9 marzo, mentre per la Famiglia Salesiana e per le diocesi piemontesi è stata posta al 6 maggio, in quanto l’anniversario della morte cade spesso in piena Quaresima.

Preghiera:
Caro san Domenico Savio, tu sei diventato santo e come noi, ogni giorno, volevi essere un bravo ragazzo, rispettoso a casa, diligente a scuola, esemplare testimone cristiano dappertutto, affettuoso nei confronti di Maria Santissima alla quale, ogni giorno, consegnavi la tua anima. Noi vogliamo fare come te: amare Gesù, la Vergine Maria nostra Madre, il Papa, guida nella Chiesa, ascoltare i nostri Sacerdoti come tu seguisti Don Bosco, ascoltando i suoi consigli spirituali, ma come vedi abbiamo molte difficoltà spirituali e materiali; ottienici da Dio di lasciarci guidare da loro, diventare virtuosi, essere felici nell’amicizia veramente Cristiana e conquistare altri giovani ai Cuori di Gesù e Maria.
Vogliamo diventare santi come te, Domenico! Aiutaci e prega per noi.
3Ave Maria….
San Domenico Savio, apparso dopo la morte a San Giovanni Bosco, disse: La cosa più consolante per me in punto di morte fu il pensiero di esser stato devoto della Madonna! –
Anima cristiana, vuoi assicurarti la buona morte? Sii devota di Maria Santissima! Ti suggerisco le norme della vera devozione alla Vergine:
l. – Custodisci bene la virtù della purezza, nei pensieri, negli sguardi, nelle parole e nelle opere. L’anima pura sta abitualmente sotto il manto di Maria.
2. – Ogni sabato e nei giorni sacri alla Madonna fa’ qualche fioretto particolare, con l’intenzione di avere sul letto di morte l’assistenza della Regina del Cielo. Pensa bene quale fioretto scegliere, domandando possibilmente il parere al Confessore.
3. – Recita bene ed ogni giorno il Rosario, pensando che quella corona ti sarà messa tra le mani, quando sarai cadavere e verrà seppellita con te.
4. – Fa’ la Comunione Riparatrice nei Primi Sabati del mese, perché la Madonna ha promesso la sua assistenza in vita e specialmente in punto di morte a coloro che la onorano in questo modo.
Foto tratte dal web