Piersanti Mattarella: nuovi spunti investigativi sull’ efferato delitto di un uomo dedito al bene comune

In questi giorni si rincorrono le notizie su una probabile svolta sull’efferato omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio del 1980, mentre il presidente della Regione siciliana stava per recarsi, con la famiglia, alla Messa dell’Epifania.

 

La Procura della Repubblica di Palermo indaga nuovamente su questo delitto, con tanto di notizia pubblicata su Repubblica che parla di nuovi indagati appartenenti ai clan siciliani, ma che non trova ancora conferma dagli inquirenti.

All’epoca, nel registro degli indagati vennero ascritti due nomi appartenenti a due persone indicate come gli esecutori materiali del politico democristiano, considerato l’erede di Aldo Moro, ucciso proprio sotto casa, davanti alla moglie Irma Chiazzese ed ai figli Maria e Bernardo. Mattarella, verso la fine degli anni Settanta, aveva tentato di attuare una politica di rinnovamento, escludendo le infiltrazioni mafiose dai palazzi.

Il suo venne definito un delitto ‘Moro bis’, come disse il giudice Falcone, probabilmente avvenuto con il ‘consenso’ di Cosa nostra. O almeno questa è stata la tesi, però mai acclarata, di Giovanni Falcone che, però, non ha avuto la possibilità di approfondirne le indagini.

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Piersanti Mattarella

A parlarne a chiare lettere fu l’allora arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore Pappalardo, durante i funerali di Mattarella, parlando di ‘forze occulte’. La pista venne perseguita successivamente. Mattarella era scomodo, molto scomodo con le sue idee innovative, manifestando totale collaborazione e disponibilità ad ogni tipo di compromesso, tanto da compromettere quella sorta di equilibrio creatosi tra amministrazione pubblica ed interessi dei mafiosi.

La moglie di Piersanti Mattarella all’epoca delle indagini chiamò in causa Valerio Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, che a suo dire credette di riconoscere prima che venisse inflitto il colpo mortale al marito. Tra l’altro, si parlò della targa di una macchina usata dal commando che sarebbe stata divisa a metà dagli autori del furto e di cui una parte venne ritrovata nel covo dell’organizzazione terroristica neofascista dei Nar. Alla fine, tutto avvolto dalla nebbia più fitta e più cupa con l’assoluzione in via definitiva per Fioravanti e Cavallini.

I componenti della Commissione di Cosa nostra che decise per l’agguato sono stati condannati, ma a distanza di ben 45 anni sono ancora sconosciuti, o meglio, avvolti nel mistero gli autori materiali di un cruento omicidio, nonostante lo abbiano commesso a volto scoperto e, soprattutto, il vero movente.

Ma restano avvolti nel mistero gli autori materiali, nonostante abbiano agito a volto scoperto, e con loro il vero movente, del delitto “Moro-bis”, nelle parole di Falcone.

La novità dell’ultim’ora è che La Procura di Palermo torna a indagare sull’omicidio del presidente della Regione siciliana, ma la notizia, pubblicata da Repubblica che ci sarebbero due nuovi indagati, nelle fila dei clan siciliani, non è stata confermata dagli inquirenti.

Per il delitto Mattarella sono stati condannati i soli componenti della Commissione di Cosa nostra che deliberò l’agguato. Restano ancora avvolti nel mistero gli autori materiali, nonostante abbiano agito a volto scoperto, e con loro il vero movente.

“Quarantacinque anni fa, la mafia uccideva Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana, esempio di impegno e dedizione al bene comune”,  ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in occasione della  commemorazione a Palermo, in un messaggio.

Ora le nuove indagini attraverso il vaglio di spunti investigativi importanti, stanno delineando il ruolo di Cosa Nostra e dei suoi uomini come esecutori dell’omicidio.

Foto tratte dal web

 

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