Per riflettere prima della Messa: 25 maggio 2025, VI domenica di Pasqua – Anno C

Lo Spirito Santo: guida interiore Gv 14, 23-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbiate timore.

Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate”.

In Giovanni 14,15, Gesù si introduce quasi improvvisamente con l’argomento dell’amore considerato come l’epifania di Dio nella Chiesa nella persona dello Spirito Santo. Lo Spirito che si era fatto presente nelle tappe decisive della missione di Gesù (era stato battezzato nel Giordano ed era sceso su di lui lo Spirito; era stato condotto nel deserto dallo Spirito per essere tentato; aveva agito, parlato e guarito nello Spirito) ora si fa presente a conclusione della sua missione. Lo Spirito ora distingue l’insegnamento di Gesù e il suo; sono le due grandi economie nella storia della salvezza: il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa.

Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (v. 26). Dunque due compiti “insegnare e ricordare” e due verbi enunciati col verbo al futuro dei discepoli e dell’intero cammino della storia della salvezza. Tuttavia l’insegnamento non consiste nel rivelare cose nuove, ma approfondire, illuminare e mettere in pratica le cose già dette da Gesù. La presenza e l’azione dello Spirito permette di comprendere il Cristo più profondamente e rende possibile una comunione più intima con lui.

Il Compito dello Spirito è anche il “ricordo”, ma non è un ricordo ripetitivo, non è un fatto da richiamare alla memoria, ma di comprensione “nuova”; e la comprensione avviene sempre mediante lo Spirito a contatto con l’esperienza e la vita della Chiesa (pertanto la comprensione non è mai un fatto privato). Già in citazioni precedenti, l’evangelista Giovanni dà conferma di un efficace “ricordo”: 2, 17.22; 12,16.

Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera (16,13). Ognuno di noi ha soltanto qualche piccolo frammento di verità, e tuttavia resta la tensione verso “tutta la verità”. Traducendo letteralmente il testo greco: odeghesei eis vuol dire che “lo Spirito guida dentro la pienezza della verità”. “Dunque una conoscenza interiore e progressiva – scrive il Maggioni -. Non un progressivo accumulo di conoscenze, ma un progressivo viaggio verso il Centro: dall’esterno all’interno, dalla periferia al centro, da una conoscenza per sentito dire a una conoscenza (esperienza) personale”.

L’azione dinamica dello Spirito non è cessata con la morte dell’ultimo apostolo, ma continua nella Chiesa. Lo Spirito assiste e guida la Chiesa nel dispiegare le infinite ricchezze del “santo deposito”; questo è così ricco e così grande che non sarà mai esaurito, anzi la scoperta è sempre in atto e offre sempre cose nuove e sante. Lo Spirito ringiovanisce ogni cosa; è principio di vita, di unità e di crescita. “Qualche rapido cenno –scrive Magrassi, Anima la preghiera: è lui che prega in noi, unendosi al nostro spirito, gridando nei nostri cuori. Testimonia con noi, mettendo sulle labbra le parole giuste, dando la forza per affrontare la lotta, rendendo intrepidi e se necessario spingendo fino all’eroismo. La Bibbia paragona lo Spirito al soffio vitale. L’aria che si respira non si vede, ma se scompare ci si sente morire. Il respiro naturale avviene d’istinto, quello soprannaturale ci vuole coscienti”.

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