Lucio Battisti, vent’anni dalla sua scomparsa, eppure ancora ci manca

Una leggenda della musica che ci lasciava vent’anni fa: Lucio Battisti. Subito vengono in mente canzoni come  “Amarsi un po’, “La canzone del sole”, “Il nostro caro Angelo”. Già, quanti ricordi, quante emozioni.

La sua ultima apparizione in televisione risale in Rai, il 23 aprile 1972, nel programma “Studio 10”, dove presenta in duetto con Mina “I giardini di marzo”.

Dopo qualche anno, il silenzio. Saranno i suoi dischi a parlare. Tutto il resto è stato avvolto dalla sua riservatezza, dal suo garbo.

La sua geniale musica è aperta ad ogni incontro: rock, la black music, persino la disco, e sconfinare nell’elettronica.

Sì, perché Lucio Battisti era e rimane un genio che ha contribuito al rinnovamento della canzone italiana. È lui che emerge dagli strimpellatori del momento, perché Battisti è diverso e lo sapeva.  Con me, tutti noi che lo abbiamo amato attraverso le sue “Emozioni”, in musica.

Schivo, riservato, anticonformista, viveva in un alone di mistero che lo ha accompagnato fino all’ultimo respiro. Nelle varie interviste affermava: “ Il successo? Un veleno!”, del resto per lui, la TV è “Un mostro che divora”, e Lucio non lo ha permesso proprio.

Con Velezia, lo pseudonimo dell’amata moglie Grazia Letizia Veronese, si chiude a giornalisti e media.

Molla Mogol e passa da “Io vivrò”, a Don Giovanni, il suo 16esimo album discografico. È il marzo del 1986. Dopo quattro anni ottiene un notevole successo con questo album, nato dalla collaborazione con il paroliere Pasquale Panella. È una svolta, apprezzata, quanto criticata. È il momento di un nuovo capitolo della sua vicenda musicale.

La sua è una storia fatta di successi, senza ombra di dubbio, di silenzi, ma anche di originalità. Battisti punta sulla musica, sulle canzoni, non sul suo personaggio. Persino la copertina è semplice, senza foto, essenziale. Evidente messaggio di un uomo che ha saputo influenzare il panorama della canzone italiana.

Battisti guarda il mondo con una musica nuova, va oltre, senza rimpianti, senza fermarsi.  Per lui è tempo di distaccarsi dal passato, è tempo delle sperimentazioni elettroniche, di armonie elettriche che si intrecciano con le grandi melodie che lui sapeva creare. E forse, è  una nuova definizione della sua essenza. 

La sua è una storia fatta di successi, senza ombra di dubbio, di silenzi, ma anche di originalità. 

 Il 9 settembre alle 8:00 di mattina a 55 anni,  muore all’ospedale San Paolo di Milano. Al suo funerale vengono ammesse soltanto una ventina di persone.

Lucio Battisti era prossimo alla laurea in Matematica, come ha rivelato il padre, Alfiero Battisti, poco dopo la sua dipartita, in un’intervista sul programma televisivo di Rai 1, Techetecheté.

Lucio Battisti vent’anni fa ci lasciava eppure, rimane ancora con noi, avvolto da quel soffio di mistero e mancanza  che neppure la morte e riuscita a cancellare…

 

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