Leone XIV il 267° Papa, uomo di Pace e missionario
Il cardinale Robert Francis Prevost è il successore di Pietro
È iniziata l’era di Leone XIV. Eletto al quarto scrutinio dai 133 cardinali elettori riuniti nella cappella Sistina, Robert Francis Prevost, è il 267esimo Papa, che ha scelto il nome Leone XIV.
Il meno americano degli americani si presenta alla festosa folla riunitasi in piazza san Pietro (si è parlato di oltre 150.000 persone) dopo la fumata bianca ed il suono delle campane, lo scorso 8 maggio 2025, giorno in cui la Chiesa celebra la Madonna di Pompei.
La Sede non è più vacante, i cattolici non sono più orfani da quando il cardinale protodiacono Mamberti, ha detto: ‘Annuntio vobis gaudium magnum‘.

Il vicario di Cristo, il successore di san Pietro, visibilmente emozionato nel suo discorso letto, senza andare a braccio come i suoi predecessori, inizia così: “La pace sia con tutti voi”

Mentre droni ed elicotteri, forze dell’ordine vigilano per garantire la sicurezza ai fedeli da tutto il mondo tra urla di gioia, preghiere e bandiere che sventolano, il primo pontefice statunitense parla, con umiltà e fermezza, di pace e di ponti, cita la Madonna e prega con la folla oceanica l’Ave Maria per la pace nel mondo: il messaggio è forte e chiaro. È una dichiarazione esplicita dei suoi intenti.

L’eredità di Papa Francesco è stata raccolta, per andare avanti tutti in comunione di intenti, nonostante le sfide ed i dilemmi del nostro tempo che dovrà affrontare.

Un Pontefice che è tornato nel Palazzo del Sant’ Uffizio, dove vive dal 2023, incontrando un gruppo di fedeli, ai quali impartisce la benedizione e rendendosi disponibile anche a qualche foto insieme.
Originario degli Stati Uniti, naturalizzato peruviano, nato 69 anni fa il 14 settembre 1955 a Chicago, padre italo-francese Louis Marius Prevost e la madre Mildred Martínez, di origini spagnole, ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. C’è, insomma, un mix di matrice europea, in Robert che è cresciuto in una famiglia cattolica, che gli ha trasmesso i valori della fede e del servizio. Si laurea nel 1977 in Scienze matematiche e poi ottiene la licenza in filosofia all’Università Villanova a Filadelfia. Successivamente entra nell’Ordine di Sant’Agostino, la comunità religiosa cattolica che segue la regola del santo vescovo di Ippona, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, per poi emettere i voti solenni il 29 agosto 1981. È il primo Pontefice ad essere laureato in matematica, mentre Jorge Mario Bergoglio, poi Papa Francesco, aveva studiato chimica e si era diplomato come tecnico industriale in Argentina.

La maggior parte della sua vita la trascorre come missionario in Perù e dal 2015 al 2023 è il vescovo di Chiclayo, una città nel nord-ovest del Paese andino. Prefetto del Dicastero per i vescovi svolto dal 30 gennaio 2023, fino alla morte di papa Francesco, che i 26 settembre 2015, lo nomina vescovo di Ayacucho. È lui che nel tempo della pandemia, mascherina al volto, Ostensorio in mano benediceva Chiclayo, ed è sempre lui che ha fatto costruire due chiese in Perù.

Sceglie un nome che ha il sapore della tradizione: Leone, come Leone XIII, ad esempio, il Papa della prima enciclica sociale Rerum Novarum, che si è interessato a suo tempo delle Americhe, tanto da far entrare nel 1890 i pellerossa accompagnati da Bufalo Bill nella Basilica vaticana, mentre il mondo si appresta a conoscerlo.
Tradizione anche nella scelta degli abiti papali, quasi ad indicare tradizione e novità allo stesso tempo.

La croce pettorale porta le reliquie di sant’ Agostino e della madre santa Monica, San Tommaso da Villanova, del beato Anselmo Polanco e del venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio, testimoni di santità proprio dell’Ordine Agostiniano. Queste reliquie sono state scelte dal postulatore generale dell’ordine agostiniano Josef Sciberras e donate dalla Curia generalizia a Robert Francis Prevost, in occasione della sua nomina a cardinale, il 30 settembre 2023.
Come motto “In illo uno unum“: sono le parole di sant’Agostino, tratte dal commento al Salmo 127, “Nell’unico Cristo siamo uno“. È una immagine che sintetizza la conversione del santo vescovo di Ippona che spiegava con queste parole: “Vulnerasti cor meum Verbo tuo”, ossia “Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola”.

Il suo stemma consiste in uno scudo, diviso in due parti. A sinistra il simbolo stilizzato del giglio bianco, in campo azzurro, ad indicare la purezza della Vergine Maria, della quale è particolarmente devoto. A destra, nello sfondo bianco, il Sacro Cuore di Gesù, su un libro chiuso, trafitto da una freccia.
Forse un destino già segnato, stando alle dichiarazioni rilasciate dai suoi fratelli, Louis e John, che ricordano di quando giocava alle ‘messe improvvisate’ e quando una vicina di casa gli predisse che un giorno sarebbe diventato il primo Papa americano.
Un’agenda fitta di impegni lo attende: il prossimo 11 maggio lo vedremo al suo primo “Regina Caeli” dalla Loggia centrale di San Pietro. Lunedì 12 maggio l’incontro con la stampa mondiale, il 18 maggio la Messa di inizio Pontificato. Il 20 maggio la presa di possesso della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura. La sua prima udienza generale è prevista per il 21 maggio, mentre domenica 25 maggio, il Regina Caeli. A renderli noti la Prefettura della Casa Pontificia.
Nella messa concelebrata con i cardinali nella Cappella Sistina, Papa Leone XIV ha sottolineato per “chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato (cfr Gv 3,30), spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo”.

Commosso, con qualche lacrima che trattiene a stento, guarda dalla Loggia delle benedizioni la folla in festa, prima di pronunciare un vero e proprio discorso, a differenza dei suoi predecessori. È come se volesse gettare le basi del suo cammino in Cristo, con la Chiesa, parlando di Pace, quella “pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente“.
Foto tratte dal web
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