Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: il 25 novembre ricordare, ma anche reagire
“La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici. E queste radici sono culturali e mentali, crescono nel terreno del pregiudizio, del possesso, dell’ingiustizia“.
Lo ha scritto nei giorni scorsi Papa Francesco in un messaggio in occasione della campagna ‘Come un’Onda, contro la violenza sulle Donne’ di Rai Radio1 e del Giornale Radio Rai.
E proprio domani, 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne che, invece, continuano a morire, per mano di chi dice di amarle ed invece, le trucida senza pietà, vittime di questa ‘velenosa gramigna‘.
Ci saranno sia in Italia, sia in tutto il mondo incontri, dibattiti e tutto quanto può essere utile per accendere una luce su quella che, ormai, è diventata una vera e propria piega sociale.
Perché non è amore, mai, ed i dati riportati dal Ministero dell’ Interno in Italia, nel periodo dal 1° gennaio al 17 novembre 2024, lo dimostrano registrando 98 omicidi con vittime donne, di cui 84 uccise in ambito familiare o affettivo. Basti pensare che in 51 casi, l’autore del delitto è stato proprio il partner o l’ex.
Le situazioni di violenza ed i sintomi che le caratterizzano vanno riconosciuti e quindi è importante la prevenzione, la sensibilizzazione in ogni strato sociale, ma in particolare tra le nuove generazioni. È necessaria un’azione educativa, spesso rieducativa, anche operando una sorta di ‘correzione fraterna’ sin nelle famiglie. In certe situazioni, infatti, è determinante che la donna si senta sicura ed a proprio agio, perché il maltrattamento, tra l’altro porta ad una certa chiusura con l’esterno. Serve dunque anche interagire con i ragazzi, iniziando proprio dalle famiglie.
Quello che sta accadendo alle donne è qualcosa di criminale, una patologia criminale che sfocia nell’omicidio, dettata da una grande smania di possesso, frutto di discriminazioni, omertà, pregiudizi e soprattutto incapacità ad amare. La violenza sulle donne non è assolutamente giustificabile, in nessuna circostanza. Ogni violenza compiuta su una donna, riguarda e colpisce ogni donna.
Dal 25 novembre 1981, data in cui si svolse il primo Incontro Internazionale Femminista delle donne latino-americane e caraibiche, siamo arrivati alla risoluzione 54/ del 17 dicembre del 1999, quando è stata istituzionalizzata anche dall’Onu.
La violenza sulle donne è, quindi, un fenomeno sociale da combattere, come sostiene la Dichiarazione di Vienna del 1993: “I diritti umani delle donne e delle bambine sono inalienabili e parte integrale e indivisibile dei diritti umani universali….La violenza di genere e tutte le forme di molestie e sfruttamento sessuali…sono incompatibili con la dignità e il valore della persona umana e perciò devono essere eliminate”.
Le donne sempre indaffarate nella famiglia, nel lavoro, molto spesso dietro le quinte della loro stessa vita. Silenziosi angeli della casa, della società, perché sono un valore aggiunto, una vera ricchezza. Lo ha ribadito, non a caso, nei giorni scorsi, la virologa scienziata Ilaria Capua, ha ricevuto il prestigioso premio “She made a difference”, promosso dall’associazione European Women’s Management Development, che ha dedicato proprio alle donne, come riportato da (© 9Colonne, con queste significative parole: “Lo dedico proprio a loro questo premio, alle donne che per il tipo di lavoro che fanno magari non sono visibili ma sono dei pilastri di questa nostra Repubblica“.
Per tenere alta l’attenzione sull’universo femminile in Italia, il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne sono le scarpe rosse, che vengono esposte in tante piazze del nostro Paese, per sensibilizzare l’opinione pubblica. A lanciare questa iniziativa è stata l’artista messicana Elina Chauvet attraverso una sua installazione, nominata appunto Zapatos Rojas, ben presto diventata uno dei modi più popolari per denunciare i femminicidi.
C’è anche la panchina rossa, come il colore del sangue delle vittime, a simboleggiare il posto occupato da una donna che non c’è più, portata via da un uomo che diceva di amarla.
Rita Levi Montalcini sosteneva che: “Bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”. Sì, il coraggio di reagire alla violenza di un amore malato, il coraggio di chiudere una storia, che può portarci all’annientamento, in troppi casi alla morte.
La Polizia di Stato, sensibile a questa terribile tematica, da anni ha indetto una campagna informativa, ‘Questo non è amore’, con la quale è scesa in campo a fianco delle donne. In tutte le province italiane si svolgono incontri per invitare le donne a reagire, ad uscire dall’isolamento, grazie al supporto di un’equipe, formata da personale specializzato della Polizia di Stato.
“Chi vi ama veramente, non vi picchia, non vi umilia e non vi uccide” è scritto sulla panchina rossa ai giardini ‘Camilla Virginia Savelli’ di Latera, inaugurata il 25 novembre 2022 per espressa volontà dell’amministrazione comunale del sindaco Francesco Di Biagi, e quindi in questo giorno è bene ricordare, ma anche reagire.
Foto tratte dal web