Nella “Lettera a un bambino mai nato”, era il 1979, Oriana Fallaci si interrogava riguardo al sesso del nascituro e affermava: “Vorrei che tu fossi una donna“.

Poche parole, ma efficaci e schiette come lei, fermamente convinta che nel nascere donna è racchiuso una sorta di auspicio, una sfida che non finisce mai.
E in questa sfida ci si ritrovano le donne di ogni parte del mondo, del resto come questa vera e propria icona del XX secolo, scriveva: “Essere donna è così affascinante, è un’avventura che richiede un tale coraggio una sfida che non finisce mai“. Già, basta leggere i dati relativi alle attività del ministero dell’Interno resi noti ogni anno a Ferragosto ed illustrati dal ministro Piantedosi: le donne vittime vittime dal 1 gennaio 2023 al 31 luglio 2024 sono state 175, ed il 31,5% in Italia ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Importa poco al genere maschile che ‘essere donna è così affascinante ‘.
Ieri era l‘8 marzo, la cosiddetta Festa della donna, la Giornata internazionale della donna e c’era più mimosa su Facebook, che nelle piante, ma forse alcuni non sanno che il 16 dicembre 1977, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose ad ogni Paese di dichiarare un giorno all’anno la ‘Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale‘ e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. Venne riconosciuto, appunto, l’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi Paesi, come la data ufficiale.
La mimosa divenne il fiore simbolo della celebrazione l’8 marzo 1946, quando, con la fine della guerra, questo giorno venne festeggiato in tutta Italia. Furono tre donne iscritte all’Udi, Unione donne italiane: Rita Montagnana, Teresa Noce e Teresa Mattei a proporre di usare questo fiore, poiché fiorisce proprio nei primi giorni di marzo ed è anche poco costosa, facilmente reperibile.
Mimose, eventi, cene, manifestazioni ed intanto le donne muoiono per mano del loro carnefice, barbaramente uccise in nome di un amore malato.
Era il 2004, quando Papa Benedetto XVI, nella sua “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo” scriveva che ‘Si deve accogliere la testimonianza resa dalla vita delle donne come rivelazione dei valori senza i quali l’umanità si chiuderebbe nell’autosufficienza , nei sogni di poter e nel dramma della violenza. Valori indispensabili per la qualità della vita e per strapparla all’autodistruzione‘. È innegabile, infatti, quanto le donne siano state in grado di dimostrare di saper mettere in atto concretamente, giorno per giorno, senza mai mollare, mai. La famiglia, l’ambiente lavorativo, il quotidiano sono la effettiva testimonianza di quello che le donne sono in grado di realizzare.
È nella famiglia che deve prendere vita, deve iniziare il cammino di rispetto ed amore reciproci, per poi proseguire nella società, nella scuola, ma anche nel mondo politico, culturale. È più che mai necessario un cambiamento forte ed incisivo, in un percorso di dialogo e confronto tra uomini e donne, senza sopraffazione, volorizzando il potenziale del singolo.

Basta con i femminicidi, che sono ormai una vera e propria piaga da estirpare, non vogliamo più vittime sacrificate nell’ altare di un amore sbagliato, perché tutto questo ‘Non si fermerà fin quando non cambieremo completamente il modo di pensare la società‘, come disse il papà di Giulia Cecchettin, uccisa nel novembre del 2023, dall’ex fidanzato che diceva di amarla.

Nel nostro Paese, proprio per questo, la Polizia di Stato, sensibile a questa grave tematica, ha indetto una campagna informativa denominata “Questo non è amore“, con la quale da anni è scesa a fianco delle donne. In tutte le province italiane si svolgono incontri per invitare le donne a reagire, ad uscire dall’isolamento, grazie al supporto di un’equipe, formato da personale specializzato della Polizia di Stato.

8 marzo sempre e comunque, perché lo scopo della donna, come affermato da Papa Francesco nell’omelia a Santa Marta tempo fa ‘non è quello di lavare i piatti, ma è quello rendere più bello il mondo riempiendolo di amore e tenerezza‘.
E allora donna, non solo l’8 marzo.
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