Andrea Perego, giornalista, scrittore e archivista, è tornato in libreria con Il Gentiluomo.
Con Supernova ha già pubblicato la raccolta Racconti in cornice, Casanova a Berlino, tradotto in francese, inglese e tedesco (Casanova à Berlin, Casanova in Berlin, Casanova und Berlin), il romanzo Le leggi del tempo, tradotto in inglese (The Laws of Time), e Barbara – Un affare di Stato, tradotto anch’esso in inglese (Barbara – An Affair of State).
Una giovinezza dorata alla corte di Versailles, un amore assoluto, un plico di lettere che incriminano la regina di Francia, Marie Antoinette, e la fuga in circostanze rocambolesche dalla Francia e dal suo passato per ricominciare una seconda vita a Londra. Potremmo sintetizzare così, per sommi capi, l’esistenza de Il Gentiluomo?
Sì. In fuga dai roghi della Rivoluzione per salvarsi la vita, ricomincia da capo a Londra: senza soldi, solo con dei diamanti esportati fortunosamente, di nascosto, e da rivendere, poche conoscenze in Gran Bretagna e il peso del suo passato, un plico di lettere misteriose, un grande amore che pare scomparso, ma anche con la sua educazione, il suo charme di gentiluomo francese e una certa spregiudicatezza naturale, oltre all’intraprendenza. Se sei un tipo così, l’avventura poi viene da sé.
La Storia scorre chiaramente nelle tue vene, ma ti senti più giornalista, scrittore o archivista?
A me piace la ricerca. Mi entusiasma leggere documenti antichi, trovare i dettagli, gli aspetti umani, non soltanto i dati storici. Sono archivista e paleografo, scrivo e sono giornalista. Il lavoro, se vogliamo, è lo stesso: cercare la verità, o almeno un aspetto della verità, fra i documenti, e raccontarlo. In questo senso si può fare giornalismo su fatti contemporanei o giornalismo storico, scrivendo di eventi del passato. L’importante è che il racconto sia giustificato dai documenti, cioè che le fonti siano reali e attendibili. È quello che ho fatto anche ne Il gentiluomo.
Quali sono le curiosità narrative, stilistiche, aneddotiche che caratterizzano le tue pagine?
Ogni capitolo si conclude con un corsivo in cui il protagonista si astrae dal racconto dei fatti per lasciar scorrere la coscienza, il sogno, l’incubo, e mettersi a nudo con le sue paure e le sue debolezze. Sono anche i passi in cui parla d’amore e di passione, di rimpianti e di desideri. Per il resto ho cercato di mantenere una prosa discorsiva, asciutta, lucida. Anche ne Il gentiluomo lo spunto di partenza è costituito da storie vere, vicende realmente accadute che sono confluite nel romanzo. Il protagonista le narra con un tono quasi da salotto. Solo nei corsivi si inoltra fra la nebbia e il garbuglio dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri.
Impossibile non citare il riferimento alla celeberrima Jane Austen…
Mi sono divertito moltissimo leggendo le sue lettere, dopo i suoi romanzi, per entrare nella sua mentalità, nel suo modo di pensare e di scrivere, fino a “clonare” due lettere scritte da lei al gentiluomo. Non è facile, specialmente per un uomo, entrare nella mentalità di una donna, e che donna. Ma mi ha divertito davvero tanto. È stata una sfida. È un personaggio interessante, realmente molto diverso dall’immagine che comunemente si ha di lei.
In chiusura, perché si dovrebbe provare simpatia per un personaggio nato e cresciuto nel lusso e fra i privilegi?
Perché matura, cambia le sue idee, impara, che è la cosa più importante della vita.