Sant’ Agostino ne“Le Confessioni’’ descrive la sua reazione alla morte di uno dei suoi più cari amici.
Agostino cadde cadde in una profonda crisi, che descrive così:
“Il mio cuore fu inondato da una profonda tristezza. Tutto ciò che io contemplavo aveva un aspetto di morte. La mia patria mi appariva una tortura e la casa paterna una infelicità. Quanto avevo fatto con lui, ora, in sua assenza, si trasformava in crudele tormento. I miei occhi lo cercavano ovunque, ma invano. Odiavo tutte le cose, perché esse non possedevano più, e non potevano dirmi – Ecco, egli viene – come esse mi indicavano in sua assenza quando era ancora vivo.
Diventai un enigma a me stesso, e domandavo alla mia anima perché fosse così triste, e perché mi affliggesse così forte, ma non ottenevo risposta. Se dicevo, allora, alla mia anima: – Spera in Dio – giustamente essa non mi obbediva, perché l’uomo, l’essere più caro che essa aveva perduto, era più reale e migliore della fantasia in cui essa era chiamata a sperare. Solo il pianto era dolce. Il fatto che altri uomini vivessero mi stupiva, perché egli era morto… Mi irritava il fatto che gli altri uomini continuassero a vivere mentre egli era morto”
Agostino Le Confessioni Libro IV, 4.
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