Donne, bambine nuovamente stuprate nel Sud Sudan. Negli ultimi giorni centoventicinque le vittime di questa atrocità della guerra etnica, compiuta da uomini armati. La violenza sessuale praticamente è diventata un’arma di guerra.
Un conflitto che ha provocato oltre 400mila morti, nonostante il raggiungimento della pace tra il presidente Salva Kiir Mayardit, di etnia dinka, e Riek Machar, di etnia nuer.
A denunciare quest’ultimo raccapricciante episodio, Medici senza frontiere, che specifica, inoltre, che le donne oltre a subire lo stupro, sono state frustate e colpite con fucili.
Medici senza frontiere è attualmente l’ unica ong che ancora arriva in questa zona martoriata e grazie a Giovanni Dall’Oglio, fratello del sacerdote scomparso in Siria nel 2013, ha organizzato in alcune zone la distribuzione di cibo e di farmaci. Inoltre, Msg offre assistenza medica e psico-sociale d’emergenza alle donne e ragazze che sono state violentate, derubate e picchiate nella contea di Rubkona, nel nord del paese.
Anche la Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani ripetutamente denunciato che lo stupro è stato usato proprio come arma dalle forze combattenti nel Sudan.
Foto Gianluca Belei