La scrittrice Anita, autrice di “Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago”, si confessa: sono pronta a intraprendere un nuovo percorso 

“Avrei voluto portarti sulla luna, ma ho trovato posto solo al lago” segna l’esordio letterario dell’autrice genovese Anita, pubblicato con l’Editore Gruppo Albatros Il Filo.

Dalla sua penna ha preso vita una storia dalla grande carica emotiva in cui il lettore, come se fosse preso per mano dalla protagonista, compie al suo fianco un viaggio in un amore drammaticamente meraviglioso.

Il suo romanzo rappresenta, del resto, una doppia nascita: da una parte quella dell’opera stessa pagina dopo pagina e, dall’altra, quella di Anita, nome di fantasia che ha permesso all’autrice di liberarsi dalla convinzione di essere sbagliata, riconquistando se stessa.

Anita, Avrei voluto portarti sulla luna

“Questo libro – spiega la scrittrice – nasce quasi all’improvviso, mentre guardavo fuori dalla finestra ho sentito la necessità di mettere nero su bianco e descrivere i miei pensieri, le mie fantasie e, forse, anche le mie paure. La spinta è arrivata dalla voglia irrefrenabile di dare voce alle emozioni provate, regalando così un volto a tutto questo”.

Un’opera profonda, ricca di pathos per chi la leggerà e colma di riscatto e catarsi per l’autrice, perché è proprio grazie alla scrittura se Anita è riuscita ad affrontare, appunto, paure e fragilità.

Anita, Avrei voluto portarti sulla luna
Anita

 

Anita prima del libro e Anita dopo il libro a confronto: quale donna diversa troviamo?

Una donna più consapevole delle proprie capacità, più motivata a raggiungere gli obbiettivi che mi sono prefissata, sto lavorando molto sulla mia autostima, questo è un percorso più complesso, però sono assai felice di averlo iniziato.

Nel tuo toccante romanzo la vita di ospedale fa quasi da “coprotagonista”. Associ mai le dolorose immagini che i media ci propongono relative alla pandemia con alcune scene e pagine del libro?

No, con tutta onestà non mi viene da associare nulla di ciò che ho scritto, le scene che ci propongono i media sono agghiaccianti, non puoi che rimanere in silenzio ed assistere ad un dramma che ha sconvolto tutti noi.

Nei momenti di difficoltà, lo abbiamo visto nel primo lockdown, l’animo umano si dà forza con frasi del tipo “Andrà tutto bene”. I tuoi personaggi se lo sono mai detto tra di loro e a loro se stessi?

Anita e Agostino, i protagonisti della vicenda, sono due persone assolutamente consapevoli della loro vita, di quello che sta succedendo, nonostante il voler continuare la loro storia con una leggerezza che va in contrasto con l’ambiente e le vicissitudini che sono costretti ad affrontare.

Se fosse la sceneggiatura di un film, quali attori vorresti nel ruolo di Anita e Agostino? E perché?

È una domanda molto complicata, ho talmente idealizzato Anita e Agostino che trovare un volto che li possa rappresentare mi viene difficile.

Ti sei definita una donna molto emotiva: qual è l’ultimo libro che ti ha fatto ridere o, almeno sorridere, e quello che ti ha fatto commuovere o, addirittura, piangere?

Un libro che mi ha fatto sorridere e a tratti ridere è “Essere Nanni Moretti” di Giuseppe Culicchia, il libro che mi ha commosso moltissimo recentemente è “Nessuno può portarti un fiore” di Pino Cacucci, meraviglioso.

Infine, puoi svelarci se c’è già uno scritto a cui stai lavorando per la tua seconda pubblicazione?

Sì, ho iniziato a scrivere un nuovo testo, più maturo, più cosciente, sono molto fiduciosa ed elettrizzata al pensiero di iniziare un nuovo percorso.

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