“Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo“.
Scriveva così Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, che il 16 marzo del 1978, viene rapito da un commando delle Brigate rosse.
A Roma, in via Fani, infatti, cinque uomini della scorta dello statista vengono uccisi in uno spietato agguato.
Erano il capo scorta, maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi, l’appuntato Domenico Ricci e tre agenti di polizia: Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino, il più giovane.
La strage di via Fani è solo l’inizio di una storia drammatica ed ingarbugliata.
Ombre su ombre in questa vicenda, come quella della scena dell’efferato crimine, delle quali alcune molto inquietanti. L’ultima perizia balistica sulla barbara uccisione dei poveri cinque agenti di scorta ordinata dalla commissione Fioroni spiega che a tutti è stato inflitto il colpo di grazia, come a voler evitare la loro sopravvivenza.

43 anni fa si compiva una vicenda che ancora fa male, che vede da anni l’onorevole Gero Grassi, vice presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta sull’eccidio di Via Fani, in prima linea, alla ricerca della verità.
Tempo fa per ‘InfiniteRealtà. It’ Grassi ha dichiarato: “Non si sarà mai fatto abbastanza per cercare la verità sul 16 marzo e sul 9 maggio 1978, ma Aldo Moro e gli uomini della scorta sopravviveranno sempre agli autori materiali e morali dell’omicidio“.
Ma per non dimenticare, per celebrare c’è anche la rappresentazione teatrale:“Moro, la verità negata“.

È il processo delle Brigate Rosse allo statista Moro, in scena grazie agli attori Valentina Caforio, Ada Passero, Luciano Ligorio, Ivan Carlucci e Giuseppe D’Angelo, tra l’altro regista, in scena con il dramma di Aldo Moro, sui palchi dei teatri della Puglia.
43 anni fa, dunque, una terribile pagina della nostra storia che ha stravolto le esistenze di cinque famiglie che si sono trovate sole.

“Una tragedia che non si può descrivere – come affermato da Giovanni Ricci in un’intervista, il figlio dell’autista Domenico Ricci, appuntato dei Carabinieri, che ha saputo leggere negli occhi degli assassini del padre, le profonde ferite del male commesso su delle persone innocenti: i cinque agenti della scorta di Aldo Moro.
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