Per riflettere prima della Messa: 22 giugno 2025, Santissimo Corpo e Sangue di Cristo – Anno C

Il Pane di Vita Lc 9, 11-17

In quel giorno Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: “Congeda la folla, perché vada nei villaggi e nelle campagne d’intorno per alloggiare e trovare cibo, poiché qui siamo in una zona deserta”. Gesù disse loro: “Dategli voi stessi da mangiare”. Ma essi risposero: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente”. C’erano infatti cinquemila uomini.

Egli disse ai discepoli: “Fateli sedere per gruppi di cinquanta”. Così fecero e li invitarono a sedersi tutti quanti. Allora egli prese i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò e li die ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono e si saziarono e delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

Il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani, nella redazione degli evangelisti, assume la dimensione di simbolo e profezia dell’Eucaristia. È il miracolo più narrato nei Vangeli: ricorre in tutti e quattro i Vangeli, due volte in Marco e due in Matteo. Gesù in aperto deserto, moltiplica il pane e lo passa ai Dodici perché lo distribuiscano alle folle, affinché queste non vengano meno per la via; così quel giorno felicemente tutti mangiarono e furono saziati. Però è da notare che all’evangelista Luca non interessa riferire unicamente il miracolo, ma intende fare chiare allusioni all’Eucaristia.

Infatti, il racconto si apre con un riferimento cronologico “il giorno cominciava a declinare”, come si precisa anche per i due discepoli di Emmaus (Lc 24,29) e come era usanza per le prime comunità cristiane di celebrare l’Eucaristia verso sera. Inoltre, Gesù dà l’ordine di far sedere la folla a gruppi, come avvenne già per i Dodici al Cenacolo (Mc 6,39) e come si sono seduti i due di Emmaus insieme al “pellegrino” (Lc 24,30). Anche i cinque gesti che compie Gesù (prese i pani, alzò gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò, li diede) si richiamano alla prassi liturgica della celebrazione eucaristica. Il racconto si chiude non con la reazione di stupore o di meraviglia della folla, ma semplicemente con la sazietà e l’abbondanza.

“Delle parti loro avanzate furono portate via dodici ceste” (Lc 9, 17). Il termine greco kòphinos (ceste) designava una grande sporta utilizzata in quel tempo dai giudei in viaggio o dai soldati per il loro equipaggiamento. La raccolta dei frammenti di pane avanzati si richiama al grande rispetto che gli ebrei avevano per il pane conservato nella madia, ma sembra voler dire che il vero pane che donerà Gesù avrà senso di eternità. E questo anche a differenza dell’altro pane meraviglioso, la manna, che aveva nutrito il popolo peregrinante nel deserto. Questo evento dell’Esodo non era stato mai dimenticato da Israele.

Ss.mo Sacramento Laura Ciulli padre Ubaldo terrinoni infinite realtà.itIl numero dodici è simbolico e indica la totalità del popolo di Dio significato dalle dodici tribù d’Israele. Inoltre non è da dimenticare il ruolo privilegiato che i Dodici svolgono nel grande evento del miracolo: sono essi impegnati a dispensare il pane alla folla, quasi ad anticipare le parole della istituzione eucaristica: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19).

Il fare memoria non è un semplice ricordo di ordine mentale o psicologico, ma è un rendere presente, qui e ora, il mistero che Gesù ha comandato di rivivere. Mentre l’evento è narrato, il fatto “accade”, la Cena si rinnova, il Cristo si fa presente e celebra con noi. Perciò, il ricordarsi (zikkaròn) era un momento importante nella vita del popolo eletto; ed è da notare che il termine ebraico non vuol dire richiamare semplicemente un fatto passato, ma piuttosto rendere presente, ri-attualizzare il valore di un evento passato; è ricordo e presenza nello stesso tempo. L’evento eucaristico rivive realmente con noi e per noi. Sull’altare c’è una presenza reale da accogliere, amare e adorare

Non copiare il testo!