Il Premio Nobel per la Pace 2006, l’economista Muhammad Yunus ci invita a non tornare indietro, ma a creare un mondo migliore.
Lo ha fatto, infatti, parlando in una lezione in diretta streaming, trasmessa dalla Pontificia Università Lateranense dal titolo: “No Going Back. The World Economy after Covid-19 Pandemic“.
Si è parlato di lotta alla povertà, di condivisione. La vita umana, insomma, la centralità dell’essere umano.
L’incubo pandemia ha cambiato la nostra vita. Rapidamente si è diffusa in ogni parte del mondo, provocando morte, dolore.
Un’emergenza sanitaria globale alla quale si è affiancata una grave crisi economica. Già, e gravi sono state le conseguenze negative che hanno evidenziato criticità che ci riguardano in primis.
Sto parlando del Servizio Sanitario Nazionale, delle enormi disuguaglianze sociali, della disoccupazione, della povertà, della gestione delle risorse finanziarie.
Dopo le canzonette dal balcone, la maggior parte degli italiani si è resa conto che ci sono delle enormi falle che si ripercuotono su tutti noi. C’è stato ed è in corso un cambiamento di vita con il coronavirus, unpeggioramento della qualità della vita con il coronavirus. Basti pensare alla grave defaillance della terapia intensiva, della mancanza di presidi come le mascherine.
La gestione di questa situazione chiama ognuno di noi a fare la propria parte. A parte il politico di turno che dice sempre che non può rispondere personalmente del piano pandemico che risale al 2020 e che non è stato mai aggiornato (basta vedere Report su RAI 3), anche noi dobbiamo sfidare ed affrontare questa grave emergenza, a parte i soliti ‘furbetti’ che non rispettano le regole.
Con il contagio da Covid-19 non si scherza. Molti di noi sono sempre pronti a pontificare e criticare questo o quel partito, sempre pronti a cercare un appiglio. Non è così che si è uniti, non è così che si è comunità. Bisogna semplicemente capire dove si è sbagliato, senza pressioni politiche, tantomeno quelle delle lobby farmaceutiche.
La pandemia ha fatto emergere una situazione molto critica in ogni campo, mai successa prima. Probabilmente andava pianificata una emergenza del genere, l’esperienza della SARS non è poi tanto lontana. Avrebbero dovuto pianificare un piano, fortificare certi aspetti. Lo sappiamo, lo vediamo: si ripercuote tutto su di noi, sui più fragili che vengono definiti “l’ anello debole“della società.
Ora più che mai ogni nostra azione si ripercuote sul prossimo, è inevitabile.
Quindi? È semplice. Bisogna rimettere l’uomo al centro, ma cooperando insieme per ricostruire il nostro futuro, rivolti al domani, non al passato.
Unità, cooperazione per il bene comune. Abbiamo fallito con la pandemia, non riusciamo ad uscirne, stiamo pagando un prezzo molto alto. Non c’è stata unità tra i popoli, ognuno ha pensato egoisticamente, l’altro non era nei piani. Si è creato un baratro, tra disperazione, morte e paura. Vittime su vittime.
Il Premio Nobel Yunus è stato chiaro: “Per creare un nuovo mondo servono leadership morali e religiose forti, capaci di superare il tribalismo”.
Del resto anche Papa Francesco ha affrontato la problematica, invitando i Governi a collaborare per far fronte alla pandemia. Ispirandosi alla Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, in occasione del 70esimo anniversario, si è espresso così: “Lo spirito della Dichiarazione Schuman non manchi di ispirare quanti hanno responsabilità nell’Unione Europea, chiamati ad affrontare in spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia”.
Basterebbe un pò di buona volontà, per creare un mondo migliore.
Foto tratte dal web
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